Cantiere rumoroso Dopo le proteste deciderà il tribunale

CHIOGGIA. Tanto, troppo rumore da quel cantiere, così il pubblico ministero di Venezia Giorgio Gava aveva chiesto il sequestro della «Co.Na.Var. srl» di via don Bellemo a Chioggia, un cantiere che...

CHIOGGIA. Tanto, troppo rumore da quel cantiere, così il pubblico ministero di Venezia Giorgio Gava aveva chiesto il sequestro della «Co.Na.Var. srl» di via don Bellemo a Chioggia, un cantiere che costruisce imbarcazioni da diporto e sportive e compie manutenzioni per i pescherecci ed altre imbarcazioni di cui è titolare Daniele Varagnolo.

I carabinieri della Polizia giudiziaria della Procura lagunare avrebbero appurato che, durante il giorno quando il lavoro all’interno del cantiere è in pieno svolgimento, i decibel superano addirittura di cinque volte il massimo limite consentito nei centri abitati. Sono soprattutto gli abitanti dei caseggiati che confinano con l’ultimo dei sette scali utilizzati dai dipendenti che in più occasioni si sono lamentati, sono quelli del condominio San Paolo, che hanno anche sostenuto la loro causa davanti al Tribunale amministrativo regionale, al quale aveva ricorso Varagnolo. Il giudice delle indagini preliminari, comunque, non ha accolto la richiesta del pubblico ministero Gava e non ha firmato il sequestro del cantiere. Il rappresentante della Procura, però, non si è dato per vinto ed ha presentato appello al Tribunale del riesame, che discuterà se accogliere o meno la richiesta dell’accusa il prossimo 26 novembre. Il Comune di Chioggia due anni fa era intervenuto e il sindaco aveva firmato un ordinanza che imponeva alla «Co.Na.Var.» di ridurre le emissioni sonore. Varagnolo aveva presentato ricorso al Tar, si lamentava di non essere stato informato in anticipo delle misurazioni acustiche svolte dall'Arpav, ne contestava alcuni aspetti tecnici e riteneva inadeguato il piano di classificazione acustica del Comune, risalente al 2002. Ma i giudici amministrativi avevano ritenuto che andasse «riconosciuta all'Arpav la facoltà di svolgere i controlli senza preavvisare gli interessati, perché altrimenti l'esito delle misurazioni potrebbe risultare non attendibile» e aveva ribadito la correttezza delle tecniche e delle norme (compreso il piano acustico) utilizzate. Nonostante la sentenza, però, i rumori sono egualmente proseguiti e ora quelli del condominio puntavano su Procura e carabinieri.

Giorgio Cecchetti

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