Cambio al vertice del Ciset di Ca’ Foscari Caner: «Venezia non viva di solo turismo»

L’Anno Zero del turismo di Venezia inizia con la nomina di Michele Tamma, docente di Economia e Gestione delle Imprese, a presidente del Ciset. Dopo quattro anni a capo del Centro Internazionale Studi Economia del Turismo, nei giorni scorsi il professor Agostino Cortesi ha passato il testimone.
Un cambio della guardia, quello per il centro nato nel ’91 dalla collaborazione di Ca’ Foscari, Regione e Touring Club Italiano, che coincide con il giro di boa per Venezia dopo un anno drammatico per l’economia cittadina: tornare alla crescita esponenziale dei turisti pre-acqua alta e pandemia, oppure progettare un nuovo modello più a misura di residente.
Ecco la ricetta secondo Federico Caner, assessore al turismo della Regione Veneto, che ha partecipato alla cerimonia di insediamento del nuovo presidente del Ciset: «Sicuramente la pandemia permetterà di gestire meglio i flussi, quando il turismo ritornerà alla normalità».
Venezia ha vissuto un 2019 da record con 5,5 milioni di presenze fino all’acqua alta del 12 novembre. Da quel momento, e poi con il blocco imposto dal Covid, il turismo ha vissuto un crollo drammatico.
Da dove può ripartire la città?
«Ci sarà una ripresa sì fin da quest’anno, ma graduale. Il che permetterà di gestire al meglio i flussi, e di evitare di tornare all’overtourism come in passato. Però la cosa più importante che ci ha fatto capire il lockdown è che Venezia non deve vivere di solo turismo».
Sono in tanti a sostenere che la città non possa sopportare un numero così alto di visitatori.
«Serve continuare sulla strada di politiche comunali che vadano a premiare e intensificare la residenzialità in città per far sì che si possa tornare a vivere anche oltre il turismo. E che se un domani succede una cosa simile a quella vissuta nel 2020 non si vada in tilt come adesso. È fondamentale».
Quali vantaggi comporterebbe gestire i flussi?
«Prenotare le visite e facendo accessi mirati alla città, che non può reggere certi e rischia di soffocare. Con le tecnologie e con accordi pre-partenza con i tour operator, si gestirebbe una grande fetta del turismo organizzato».
Quali sono secondo lei le categorie più colpite da questa situazione?
«Giovani e classe media, entrambe le categorie oggi sono costrette a scappare dalla città. Il rischio è che tutto rimanga in mano al turismo, o magari a chi ne approfitta per interessi personali e per vendere prodotti di basso livello. Il che abbassa l’appeal generale della città».
Ospitalità diffusa o alberghi di lusso: qual è la direzione giusta?
«Venezia avrà sempre un turismo sia di qualità, è giusto puntare su questo. Ma resterà anche un turismo di massa, che però non si può limitare. E poi mi faccia dire una cosa: sento ragionamenti secondo cui a Venezia deve entrare solo chi porta denaro. Venezia è una città aperta a tutti e dev’essere aperta a tutte le tasche. Sia per chi va nei cinque stelle sia per il turismo popolare. Vero il valore aggiunto, ma hanno diritto tutti di vederla: dai ricchi alle scolaresche».
Cosa pensa dei tornelli?
«All’epoca a noi non aveva mai fatto impazzire la cosa. Dà l’idea di entrare in un museo e non vogliamo che sia così perché Venezia è una città viva».
Altro tasto dolente è il settore crocieristico.
«Un settore fondamentale, che ci auguriamo possa ripartire a breve, in sicurezza. E poi il Mose ora funziona, ilmessaggio deve passare a livello internazionale».
Quando ci sarà la ripartenza?
«Nel 2021 si tornerà a viaggiare, compatibilmente con i vaccini. Per tornare agli anni record bisognerà però aspettare il 2023-2024». —
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