Calzaturiero in crisi «Previsti 2200 esuberi 1600 sono donne»

Il grido d’allarme della Femca Cisl. Gregolin: «Già penalizzate tra qualche mese rischiano di pagare il prezzo più pesante»

STRA

La crisi del distretto calzaturiero della Riviera del Brenta rischia di lasciare a casa da giugno oltre 2200 persone, tra cui 1600 donne. Donne che già hanno dovuto affrontare i problemi dei figli a casa da scuola e che percepiscono mediamente salari più bassi dei colleghi. A fare l'analisi della situazione del distretto della calzatura è Cristina Gregolin della direzione metropolitana di Femca Cisl, che da anni si occupa dei problemi del comparto. Un comparto che ha 10 mila dipendenti e 550 aziende che vi lavorano a cavallo fra veneziano e padovano. Il settore nel corso dei decenni è stato volano economico per un intero comprensorio, soprattutto nei comuni di Fiesso, Stra, Fossò e Vigonovo.

«La cassa integrazione Covid» spiega Cristina Gregolin «stimiamo sarà utilizzata fino a giugno come nei mesi precedenti da oltre l'85% delle aziende del calzaturiero della Riviera. Ad ora non siamo arrivati allo stesso livello di richieste del semestre precedente ma siamo sicuri che entro aprile le richieste raggiungeranno la medesima percentuale, a causa di una crisi di mercato di natura globale».

Il distretto della Calzatura della Riviera del Brenta è specializzato per lo più in produzioni di scarpe da donna di alta e altissima qualità legate ai grandi marchi, ma alcune aziende si sono indirizzate negli ultimi anni anche sulla produzione delle sneakers, e sono quelle che più hanno retto all'urto della crisi economica generata dalla pandemi.

I segnali di una bufera in arrivo in termini di esuberi ci sono già. Un solo esempio: «Stiamo affrontando la situazione di crisi di una grossa azienda che punta a lasciare a casa 50 su 190 dipendenti nelle prossime settimane. Stiamo trattando per cercare di limitare il numero degli esuberi e utilizzare tutti gli ammortizzatori possibili del caso».

Il problema però, con la cassa integrazione Covid, è stato solo spostato a fine giugno. I sindacati temono che gli esuberi possano raggiungere da luglio fra tutte le aziende coinvolte la quota di 2000 - 2200. «Nel comparto della calzatura della Riviera del Brenta» spiega la Gregolin «oltre il 70% della manodopera ma anche a livello amministrativo è composto da donne. Se le stime attuali degli esuberi in arrivo si attesteranno ad esempio su oltre 2000 lavoratori in tutto il comparto a casa andrebbero quasi 1600 donne che in questi mesi hanno dovuto più sobbarcarsi come al solito, la cura della famiglia, degli anziani e dei figli con la didattica a distanza».

Le conseguenze della crisi del comparto rischiano insomma di far fare a tutto il tessuto sociale un gran passo indietro in termini di una indipendenza economica che a fatica migliaia di donne si erano conquistate nel corso degli anni, anche con il loro duro lavoro nei calzaturifici. —

Alessandro Abbadir

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