Cade in acqua dal pontile a Venezia, uomo di 53 anni salvato

Cannaregio. Il corpo trascinato per un centinaio di metri, non dava segni di vita. Decisivo il pronto intervento di una donna e di suo figlio poi aiutati da un tassista

VENEZIA. È caduto nell’acqua gelida dal pontile delle Guglie, ma per fortuna ha trovato tre veneziani di Cannaregio che l’hanno salvato. Il corpo di un uomo di 53 anni, verso le 18.15, è stato trascinato per oltre cento metri. Se è ancora vivo deve ringraziare soprattutto Virginia Rogliani, 47 anni, suo figlio Michele Balbi (19) e Giovanni Boem (46).

In fondamenta Savorgnan, con direzione ponte delle Guglie, madre e figlio erano appena usciti dal loro mobilificio per un caffè. Mentre chiacchierano Michele vede un uomo barcollare dal pontile. Un tonfo e l’uomo è già in acqua a pancia in giù. Madre e figlio non perdono un secondo: lei chiama il 113, lui il 118. Michele si sveste per tuffarsi in acqua, la madre grida: «No, cusì portemo a casa do morti».

Pochi metri più in là è ormeggiato il loro “topo” da lavoro. Michele non l’ha mai guidato. Salta dentro anche la madre; lui tenta di partire, lei cerca di staccare la corda; non ce la fa, si mette a gridare. Un altro uomo, Mirco Brussato, idraulico, salta e aiuta la donna. Michele cerca disperatamente di avvicinare il “topo” a quel corpo galleggiante, immobile, che nel frattempo la corrente trascina.

Da una parte e dall’altra del canale di Cannaregio si avvicinano due vaporetti. Un altro uomo vede la tragica scena. È Giovanni Boem, taxista. Corre verso la barca che in folle si è avvicinata alla fondamenta di fronte, quella di Cannaregio. Salta nel “topo”: Michele e Giovanni si abbassano, afferrano l’uomo che non dà segni di vita. Lo sistemano sopra i legni del “topo” e il taxista comincia a fare il massaggio cardiaco. L’uomo non si muove. Dalla riva un pescatore urla: «Giralo, giralo». Altri veneziani: «È morto».

Giovanni Boem non si arrende, gira il corpo e continua con il massaggio cardiaco per quindici minuti. L’annegato con la pancia piena d’acqua inizia a dar segni di vita, butta fuori schiuma e acqua. Arrivano, per primi, a sirene spiegate i vigili del fuoco, poi un’ambulanza, un’altra ancora, infine la polizia municipale.

La squadra medica interviene, poi la corsa all’ospedale. Virginia, Michele e Giovanni lo guardano e possono essere più che soddisfatti per quanto fatto. In fondamenta Mario e Massimo Berti, padre e figlio, gestiscono un negozio di generi alimentari: «L’impegno per cercare di salvare l’uomo è stato grande. Questa è la nostra Venezia».

Argomenti:incidenti

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia