Cacciari a difesa del Capannone di Marghera: “Resti ai lavoratori”
La lettera dell’ex sindaco ai sindacati che stanno occupando lo storico edificio: “Che il Capannone non si trasformi in qualche generico luogo di "socializzazione" significa un impegno culturale e politico”

MARGHERA. “Il Capannone del Petrolchimico deve restate alle organizzazioni sindacali. Temere che questo significherebbe chiuderlo alla città è semplicemente ridicolo”. Anche il filosofo ed ex sindaco di Venezia, Massimo Cacciari, scende in campo a difesa dello storico capannone di Marghera, occupato dalla Cgil con il sostegno della Uil da oltre dieci giorni, da quando cioè il Comune ne ha formalizzato l’acquisto, senza però specificare quale sarà la sua destinazione futura.
A sostegno della protesta è arrivata in queste ore anche la lettera di Cacciari. “Al Capannone del Petrolchimico di Marghera è vissuta la storia del movimento operaio di Venezia per molti decenni. Le giornate di discussione e di lotta che qui si sono svolte hanno formato centinaia e centinaia di lavoratori”, scrive Cacciari nella lettera, “Non erano soltanto momenti di rivendicazione, che avevano sempre anche una dimensione ben più generale, come fu nell'autunno caldo. Molto più spesso sono stati incontri sulle grandi crisi internazionali, sui problemi politici e di riforma. Chi non ricorda le assemblee negli anni del terrorismo? Non sono state anche quelle assemblee a sbarrargli la strada?”.

L’ex sindaco sottolinea quindi come il capannone, che era di proprietà di Eni ed ora è del Comune, debba restare saldamente nella mani dei sindacati. “Che continui a essere gestito dalle organizzazioni dei lavoratori non è però questione di nostalgia, tantomeno si vuole conservare un "monumento". Che il Capannone continui a essere il Capannone e non si trasformi in qualche generico luogo di "socializzazione" significa un impegno culturale e politico: che Mestre continui a essere un centro produttivo, che al centro della sua vita continuino a esserci l'occupazione, il lavoro e le sue organizzazioni. Il Capannone è simbolo di questa volontà. Nessun'altra presenza deve abitarlo”.
E ancora: “Bene ha fatto il Comune ad acquisirlo se lo affiderà a quelle categorie che lo tengono ormai da due generazioni come proprio casa e propria bandiera. Temere che questo significherebbe chiuderlo alla città è semplicemente ridicolo. Come si può credere che operai che hanno contribuito come nessun'altra categoria allo sviluppo della propria città e del proprio Paese siano le persone che vogliono "chiudere" ad altri il luogo delle proprie attività?! nessuno sa meglio di loro che cosa significhi respublica, bene comune. Ben altri sono gli avari custodi della res privata. Ci vediamo al Capannone!”.
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