Ca' Foscari, progetti e tensioni. Anno accademico blindato

Dagli ermellini (mandati in naftalina) allo sbarco su Facebook per dialogare con gli studenti, ai body guard modello buttafuori-da-discoteca alla porta per tenere a bada altri studenti, quelli che intendono protestare. Grandi progetti ed alta tensione non sono mancati all'inaugurazione dell'anno accademico di Ca' Foscari, in una cerimonia double face.
VENEZIA
. Dagli ermellini (mandati in naftalina) allo sbarco su Facebook per dialogare con gli studenti, ai body guard modello buttafuori-da-discoteca alla porta per tenere a bada altri studenti, quelli che intendono protestare. Grandi progetti ed alta tensione non sono mancati all'inaugurazione dell'anno accademico di Ca' Foscari, in una cerimonia double face.


«Niente più toghe e vecchi professori schierati, ma qualità e rapporti con la città e l'impresa», aveva annunciato il rettore. E così è stato, con Carlo Carraro come Steve Jobs a passeggiare sul palco dell'audiotorium Santa Margherita, mostrando video promozionali sulla vita a Ca' Foscari per raccontare il progetto di un ateneo che punta all'eccellenza delle sue specialità, in stretta relazione con il mondo dell'impresa. Senza nascondersi, che se «pure abbiamo 18.500 studenti come Harvard, Ca' Foscari ha un terzo dei docenti di Harvard e un sesto del suo personale: l'Università è pubblica e lo Stato deve finanziarla».


L'auditorium è blindato. «Temevamo contestazioni nei confronti del presidente Eni Paolo Scaroni, che poi non è potuto venire, e del personale delle portinerie in vertenza», spiega Carraro, «questi studenti sono un'esigua minoranza». Ragazzi e ragazze premono sui portoni - presente anche il laureato Tommaso Cacciari - chiedendo a gran voce di poter parlare. Si tenta una mediazione: il rettore chiede di cancellare dal loro intervento il passaggio sui 16 mesi patteggiati da Scaroni per tangenti. I ragazzi con vi rinunciano. Fuori, c'è chi batte sui portoni, contenuto da un cordone di poliziotti e carabinieri in tenuta antisommossa.


Dentro, all'improvviso, mentre lo schermo rimanda nel buio della sala uno degli spot, dal loggione una studentessa inizia a leggere ad alta voce un documento. Due poliziotti si avvicinano, lei si aggrappa alla balaustra e inizia a gridare, in platea gli invitati si dividono tra applausi e richieste al rettore di lasciarla parlare, qualcuno si alza e esce. La tensione è altissima per qualche minuto. «I nostri tesserini universitari sono carte di credito senza la foto», racconta decisa Marta Canino, lunghi capelli neri, all'ultimo anno di Lingue, il fiato rotto dall'emozione della protesta, «l'università è pubblica, non deve diventare una fondazione-privata: le tasse sono in costante aumento, la qualità diminuisce, laurearsi nei termini è impossibile per un calendario sincopato».


«Ci troveremo lunedì», commenta il rettore, «valuterò la loro piattaforma». Il clima si rasserena, la cerimonia prosegue. Al termine, nuovo flash: in un clima surreale, con gli invitati scortati dalla polizia a Ca' Foscari per il buffet, il rettore esce da una porta laterale. I ragazzi lo rincorrono, agenti con gli scudi accorrono con una breve carica, tra i apssanti stupefatti che affollano Santa Margherita: ancora 10 minuti di alta tensione. Poi tutti a casa.

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