Bricole, in laguna è emergenza

Pali distrutti da correnti e teredini, caos nelle regole per il Pvc, soldi insufficienti
Di Alberto Vitucci

Bricole e paline pericolanti. Strutture che diventano inagibili perché i sostegni marciscono, pali in legno spezzati che galleggiano nei canali e in aperta laguna con grave perciolo per la circolazione. L’emergenza bricole non trova soluzioni. E la mancanza di fondi e di regole chiara aggrava il problema. In laguna ce ne sono 500 mila, compresi i pali di ormeggio e le bricole di segnalazione. L’aumento della temperatura dell’acqua e delle correnti, l’invasione delle teredini e l’erosione delle eliche fanno il resto. E le bricole collassano. «Anche perché», scuote la testa un anziano pescatore, «i legni che usano non sono più quelli di una volta, ma materiale fresco, proveniente dalle foreste dell’Est Europa, che durano ancora meno».

Gli esempi sono tanti. La terrazza dei bar delle Zattere si regge ormai sopra spuntoni di pali consumati. La darsena della Misericordia, costruita dal Comune pochi anni fa, è in parte preclusa all’accesso pedonale. I pali sono crollati e nessuno li ha sostituiti. Ci sono anche le paline di ormeggio e i grossi legni che delimitano i canali, di competenza del Magistrato alle Acque. Sono tre per bricola, quattro nelle bricole di testa.

Una situazione che crea proteste e disagi. Perché in assenza di regole chiare, i concessionari di spazi acquei che hanno installato paline di plastica o pvc vengono multati dai vigili. «Non abbiamo novità, in questo momento le paline di plastica non sono autorizzate», dicono all’Ufficio spazi acquei di Ca’ Farsetti. Due anni fa il Comune aveva varato la grande riforma. Modificando il regolamento e consentendo l’utilizzo di pali in plastica. Ma il complesso iter burocratico e la sperimentazione non sono ancora conclusi. Bisogna verificare che le plastiche non siano dannose per la salute, ma anche adatte all’ambiente lagunare perché si tratterebbe di una vera rivoluzione anche visiva.

Succede così che alcuni siano autorizzati a usare i pali in plastica, altri vengono invece multati. Enti pubblici, ma anche Comune e qualche privato in Canal Grande hanno piantato i pali in simil legno. Durano sicuramente di più, anche se alcuni tipi hanno già dato qualche problema. Ma è un passo che va meditato. Come cambierà il panorama lagunare sostituendo ai grossi pali in legno i pali in Pvc? «Sicuramente si risparmierebbero milioni di euro, vista la durata media sempre più breve del legno in acqua», dice l’assessore alla Mobilità Ugo Bergamo. Una palina da ormeggio costa dai 200 ai 400 euro, molto di più i pali lunghi o le bricole da laguna. Il Pvc costa di più, ma la durata è senz’altro minore. C’era anche chi aveva proposto i pali in legno trattati. Con la vernice speciale, o con le graffette antiusura. O infine con le coperture in plastica chiara, già visibili in alcuni canali della laguna – Sant’Erasmo e Burano – perché in via di sperimentazione. Ma le risposte definitive non arrivano. E il fai da te continua. Qualche mese fa si era fatta dura la protesta dei concessionari di barche per i raid dei vigili che avevano elevato centinaia di multe. Pali in ferro e tubi di plastica cavi, paline in Pvc. Legno non trattato. Una babele a cui il Comune aveva inteso mettere ordine con la modifica del regolamento. Ma la sperimentazione è ancora indietro, e il protocollo che doveva essere sottoscritto da Comune, Soprintendenza, Asl e Magistrato alle Acque ancora non ha dato risultati operativi.

Intanto il degrado delle strutture non si ferma. Molte bricole poggiano su monconi di palo, altre vagano per i canali trasportati dalla corrente. Pericolo per chi naviga, soprattutto di notte, e spese continue per la manutenzione a carico dei concessionari. Che protestano perché si sentono perseguitati: «Ci dicano cosa dobbiamo fare, aspettiamo indicazioni da due anni». Ma la plastica resta vietata, anche se non per tutti. E i legni non vengono sostituiti.

(ha collaborato Vera Mantengoli)

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