Braccio di ferro negli handler
Rallentamenti nelle operazioni di carico e scarico della valigie, incontri improduttivi e tesi, dove vengono addirittura allontanate le persone indesiderate, nuove assunzioni a termine. All’aeroporto Marco Polo di Tessera la querelle sul passaggio di una settantina di lavoratori dall’handler Ata ad Aviapartner, in programma dall’1° maggio, assume contorni sempre più caotici e duri. Anche se ieri, dopo un serrato braccio di ferro, la partita è stata chiusa, almeno in parte. L’azienda ha consegnato l’elenco dei 69 lavoratori che tra qualche giorno passeranno ad Aviapartner. In più l’handler ha assicurato che entro giugno assumerà a tempo indeterminato 10 lavoratori, attualmente a termine. In ogni caso l’azienda ha annunciato che Ata è stata messa in vendita.
Ma la giornata di ieri era cominciata con la protesta dei lavoratori che, facendo leva sulle norme sulla sicurezza, hanno rallentato le operazioni di carico e scarico della valigie. «Quando ci siamo incontrati con il direttore dell’Enac, Valerio Bonato – spiega Gianmpietro Antonini Usb Venezia- ci ha chiesto e ha ottenuto l’interruzione della protesta, assicurando il dialogo. Ci siamo dati appuntamento nel pomeriggio». Prima, l’incontro con i vertici dell’Ata durante i quali, appunto, «l’azienda ha chiesto di potersi tenere una quota maggiore di dipendenti “meno costosi”, mandando ad Aviapartner le professionalità di più elevato livello, senza rispettare il contratto che prevede il passaggio da un handler all’altro di un terzo di under 35, un terzo di età compresa fra 35 e i 53 anni e un altro terzo di over 53». Antonini è convinto che Ata intenda aumentare sempre più l’organico di lavoratori a termine. «Attualmente ce ne sono 220 a tempo indeterminato, ma 61 andranno ad Aviapartner, e 50 contratti a termine. Con una ventina di nuove assunzioni di questo tipo, i rapporti a tempo determinato saranno solo la metà di quelli a tempo indeterminato e metà a tempo determinato. Una follia».
L’incontro del tardo pomeriggio con Bonato, Enac e Save, non è stato seguito, almeno inizialmente, né da Giampietro Antonini né da Umberto Tronchin della Cgil. «Save ha detto che eravamo ospiti indesiderati – spiega il responsabile Usb Venezia - e siccome a noi interessava che proseguisse il dialogo, anche con Save, abbiamo deciso di uscire».
(g.cod.)
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