Palude Venezia, Boraso patteggia 4 anni e 8 mesi ed esce dal processo

Udienza conclusiva lunedì 22 dicembre del procedimento a carico dell’ex assessore. Ai 3 anni e 10 mesi già patteggiati sono stati aggiunti ulteriori 10 mesi in continuazione per varie accuse di turbativa d’asta e per la tangente per far abbassare la stima di palazzo Poerio Papadopoli

Eugenio Pendolini
L'ex assessore del Comune di Venezia Renato Boraso
L'ex assessore del Comune di Venezia Renato Boraso

L’ex assessore del Comune di Venezia Renato Boraso esce dal processo Palude con 4 anni e otto mesi complessivi di pena patteggiata. Lo ha stabilito la giudice per le udienze preliminari Claudia Ardita che lunedì 22 dicembre ha accolto l’accordo sui patteggiamenti stipulato dalle difese di alcuni imputati e i pubblici ministeri Roberto Terzo e Federica Baccaglini. Tra questi, i dieci mesi per l’ex assessore alla mobilità “in continuazione" con la precedente sentenza, comprensivi di tutte le altre imputazioni a carico di Boraso.

In un prima fase, infatti, l'ex assessore aveva già patteggiato in via definita una pena a 3 anni e 10 mesi di reclusione e 400 mila euro di multa per dodici episodi di corruzione, per i quali nel luglio 2024 era stata disposta un'ordinanza di custodia cautelare in carcere poi tramutata negli arresti domiciliari.

In questo secondo troncone, quello cioè relativo all'accordo sui dieci mesi di pena patteggiata raggiunto tra le parti, si tratta di varie accuse di turbativa d'asta a favore di questo o quell'imprenditore compiacente, ma soprattutto dell'accusa di aver ricevuto una tangente da 73 mila euro per far abbassare all'Ufficio Stime comunale da 14 a 10,8 milioni il valore di palazzo Poerio Papadopoli, poi venduto al magnate di Singapore Ching Chiat Kwong.

Un tangente mimetizzata sottoforma di due false fatture - è la ricostruzione dell'accusa - alla società Stella Consulting di Boraso, per una consulenza immobiliare inesistente. Per la Procura, si sarebbe trattato di un modo per far conoscere il finanziere immobiliare alla città, in vista del vero obiettivo: fargli acquistare per 150 milioni di euro l'area dei Pili (di proprietà di una società di Luigi Brugnaro, ora in blind trust), inquinato waterfront sulla laguna dove realizzare alberghi, uffici, negozi e un palasport, su autorizzazioni del Comune.

Accuse respinte con determinazione dalle difese di tutti gli indagati: dal sindaco Brugnaro al direttore generale Ceron, da Ching allo stesso Boraso, che negli interrogatori ha negato solo questa contestazione.

Nell’udienza di lunedì 22, oltre a Boraso, altri nove i patteggiamenti accordati dalla giudice: Stella consulting (5000 euro); Gislon Carlotta (1 anno e 8 mesi); Mafra Srl (44 mila già versati); Benetazzo Nevio (2 anni 9 mesi); Benetazzo Massimo (6 mesi); Licori Gianroberto (1 anno pena sospesa); Da Lio Jacopo (6 mesi); Ormenese Fabrizio (2 anni e 10 mesi di cui 1 mese aggiunto, sostituito con lavori socialmente utili).

Liquidate anche le spese per parti civili: Comune e città metropolitana 4600 euro ciascuno, costituiti contro tutti gli imputati; Actv e Avm, costituitesi solo contro l’ex assessore, 1800 euro ciascuno.

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