Migliora il bimbo caduto dal quinto piano, il papà: «E’ vivo per miracolo»
Mestre, il piccolo di 18 mesi non è ancora fuori pericolo, cauti i medici di Pediatria. Ad attutire il colpo il rimbanzo sulla pensilina

«Allah ha salvato nostro figlio, è un miracolo sia vivo, oltre che un caso unico». È in via di miglioramento, anche se ancora non si può dire sia del tutto fuori pericolo, il bimbo di un anno e mezzo che sabato 23 agosto sera è volato dal quinto piano del grande palazzo schiacciato tra corso del Popolo, il parcheggio del supermercato Interspar e dell’Hybrid tower di Mestre, rimbalzando su una tettoia e macinando metri prima di incontrare l’asfalto.
Il volo di 15 metri
Un volo nel vuoto di quindici metri, che avrebbe potuto non lasciargli scampo. E invece, a dispetto di ogni statistica e previsione, lui è vivo, nonostante sia ricoverato nel reparto di terapia intensiva pediatrica dell’ospedale di Padova, dove i medici, anche loro increduli, lo tengono monitorato. E dove la sera di sabato sono giunti amici e parenti, di corsa, al suo capezzale, nonni compresi.
«Mio figlio sta meglio» spiega il papà del piccolo, che ha altri due fratellini più grandi, «ha una gambetta rotta, ma è stato fortunatissimo, abbiamo tutti le dita incrociate per lui». I famigliari, sono increduli, scioccati e allo stesso tempo con le lacrime agli occhi per la gioia di vederlo vivo: «Ci hanno detto tutti che è accaduto qualche cosa di incredibile, quale cosa di mai successo prima, solo Dio e gli angeli lo sanno».
In ospedale
Racconta ancora dall’ospedale mentre risponde agli amici e ai parenti, tutti attorno alla famiglia: «Io non ero a casa, mia moglie stava pregando, lui si è infilato in una apertura della terrazza, ed è volato giù. Sotto c’è una tettoia in alluminio, è rimbalzato sopra prima di cadere a terra, e questo rimbalzo gli ha salvato la vita». E non lo ha fatto cadere di testa, soprattutto, smorzando la velocità e la posizione in cui il corpicino ha toccato terra.
«È stata una fortuna, una cosa davvero stranissima, mai successa prima, sono i medici che ce l’hanno detto. Sta meglio, non ha emorragie, ma va ovviamente tenuto sotto controllo per alcuni giorni».
Prima di dire che è fuori pericolo, insomma, devono passare ancora diverse ore, soprattutto vista la delicatezza del caso dettata dall’età. «Il piccolo non ha ancora iniziato a parlare, si capisce che sente dolori, perché fa dei rumori diversi dal solito: ripeto, ha una gambetta rotta, che è il minimo, non è ancora fuori pericolo, ma è salvo e noi ringraziamo Dio, Allah o come lo si chiami, lo stesso che preghiamo tutti». Sospira: «Per noi è un miracolo».
Venerdì 22 agosto mattina il papà del bimbo era in via Torino, a pregare assieme alla comunità musulmana al centro culturale islamico, al funerale del piccolo Samad Miah, il bimbo annegato nel lago Molveno giovedì 14 agosto. Ieri, invece, tutta la comunità pregava per la vita del suo bambino, e in tantissimi hanno ringraziato Dio che lo ha vegliato, proteggendolo.
Il dramma all’ora di cena
Il dramma è avvenuto all’ora di cena, mentre la madre del piccolo, ultimo arrivato in famiglia, stava pregando e il padre si trovava fuori. Questione di pochi secondi, il bimbo si è infilato tra le barre di ferro del parapetto, tra una lastra di vetro smerigliato e l’altra, in un punto stretto ma dove lui è riuscito a passare. Il bimbo è sgusciato oltre la balaustra del terrazzino. Il resto è cronaca di un dramma sfiorato.
«Dio ha salvato il bambino» ha commentato Kamrul Syed, portavoce della comunità bengalese, vicino alla famiglia, come i tantissimi che in queste ore, durante la preghiera della sera, lo stanno ricordando, esprimendo il desiderio che si rimetta al più presto e possa tornare a casa dalla sorellina e dal fratellino che lo aspettano. —
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