«Basta, da noi mai più panevin. Per farli c’è troppa burocrazia»

La scelta controcorrente dell’associazione che promuove le iniziative di Forte Carpenedo 
MESTRE 06/01/2006 Via Vallon Forte Carpenedo festa della Befana (C) Bertolin Matteo richiesto da PELLICANI MESTRE 06/01/2006 Via Vallon Forte Carpenedo festa della Befana
MESTRE 06/01/2006 Via Vallon Forte Carpenedo festa della Befana (C) Bertolin Matteo richiesto da PELLICANI MESTRE 06/01/2006 Via Vallon Forte Carpenedo festa della Befana

Fuori dal coro

C’è chi dice no o meglio dice «basta». Per il secondo anno consecutivo la cooperativa di volontari che gestiscono quel gioiello che è Forte Carpenedo, a Mestre, non ha organizzato il falò dell’Epifania sull’acqua che era diventato, per 14 anni una tradizione.

Non per motivi ambientali, ma per l’eccesso di norme a cui sottostare, con permessi e autorizzazioni, per organizzare una festa che richiamava centinaia di persone ogni anno.

«Non ne vale più la pena, per stare dentro ai costi organizzativi dovremmo vendere un bicchiere di vin brûlé a dieci euro e andrebbe contro il nostro stile. Non ha più senso farlo. E poi siamo dei volontari, e dovremmo organizzare un evento ottemperando ad una raffica di prescrizioni e permessi che ci scoraggiano alla fine. E quindi, anche quest’anno evitiamo il rito del falò dell’Epifania», ci conferma Francesco “Ciccio” Cavallin, anima della truppa di Forte Carpenedo. «E così faremo contenti quanti si lamentano, e sono sempre di più, per lo smog prodotto da questi eventi tradizionali. Ma ci asteniamo noi, che, a dire la verità siamo sempre stati attentissimi: abbiamo usato solo legna, che è frutto della sistemazione del bosco attorno al forte e cartapesta per l’accensione del fuoco. Mai usate vernici o raudi, noi», precisano dal Forte.

Anche quest’anno al posto del rituale panevin sull’acqua acceso dagli arcieri che era un evento che attirava centinaia di persone in via Vallon, ci sarà una giornata di apertura del forte con visite guidate speciali, con la partecipazione delle Sentinelle del Lagazuoi in costume della prima guerra mondiale.

Una scelta che ovvia alla difficoltà di organizzare eventi di questo tipo rispettando le prescrizioni, doverose, sia in termini di sicurezza (visto che si tratta di eventi molto partecipati) per la vicinanza al fuoco sia per la garanzia che quel che viene bruciato non contenga sostanze inquinanti. Norme, doverose, che comunque molti nel mondo dell’associazionismo, e del volontariato, oggi faticano infatti a rispettare.

E tra l’altro a Forte Carpenedo il ponte di ingresso è ancora oggetto di lavori di rafforzamento, previsti dagli interventi finanziati dal Piano periferie. E quindi gestire tanta gente con anche dei cantieri aperti è tutt’altro che semplice. Il gruppo di volontari di Carpenedo, comunque, non si preoccupa: il pienone è garantito dall’investimento nell’iniziativa culturale delle visite guidate, che piacciono sempre, e che attirano pubblico per tutto il giorno anche al punto ristoro, che consente al gruppo di mantenere l’attività. Ringraziano per la scelta, controcorrente nel Veneto dei falò della Befana, quanti soffrono di malattie polmonari o di asma, e molti sono bambini, e che vivono questo evento con difficoltà e il rischio di crisi respiratorie.

I roghi della tradizione scaricano nell’aria in poco tempo quantità enormi di polveri sottili (Pm 10 e Pm 2,5) e i grafici delle antenne di rilevamento vanno fuori scala. —

Mitia Chiarin

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