Baradel chiude dopo 140 anni Il titolare: «Il centro è morto»

Chiude dopo 140 anni il negozio di scarpe “Baradel” in galleria Leon Bianco, ultima sede della storica attività. Il centro cittadini perde un altro marchio prestigioso che ha costruito l’immagine commerciale di San Donà negli anni d’oro delle vendite. Il fondatore Riccardo a fine 800 aveva iniziato a lavorare nel settore del pellame e poi delle calzature, quindi aprendo anche una fabbrica di zoccoli e scarpe che riforniva il litorale. Infine il negozio di calzature moderno e conosciuto in tutta la provincia per qualità ed eleganza.
Il nipote, Riccardo, figlio di Vincenzo, chiuderà definitivamente l’attività giunta alla terza generazione a metà agosto. E, infatti, è già iniziata una grande svendita che ha suscitato una certa curiosità in centro città. Baradel è diretto nel suo congedo dai clienti: «Il centro sta morendo, sono stati commessi troppi errori». Una polemica che vede i commercianti del centro piuttosto compatti nel criticare la mancanza di parcheggi gratuiti, l’inserimento della pedonale lungo corso Trentin, arteria di passaggi fondamentale per la città, quindi la pedonalizzazione forzata di piazza Indipendenza. E anche i rari eventi, quelli con cibo e bevande in quantità, non sembrano la soluzione perché i negozianti non ne traggono particolare vantaggio. La famiglia è proprietaria anche della sede della ex “Veneto Banca”, vetrina affacciata, e ancora vuota, su corso Trentin, centralissima e appetibile per nuove attività che stanno ronzando da tempo intorno, ma non si sono ancora decise.
E’, infatti una delle tre banche che ha chiuso in corso Trentin in questi ultimi cinque anni. Nei mesi scorsi si era interessata alla sede per un affitto eventuale la catena internazionale di abbigliamento “H&M” dalla sede in Svezia, ma l’affare è sfumato per poco e così la vetrina per il momento resta ancora in attesa di nuovi potenziali acquirenti. «Purtroppo i problemi sono iniziati con i primi centri commerciali», spiega Baradel, «proseguiti con l’outlet. Queste strutture hanno impoverito il centro cittadino, come è accaduto in altre realtà a noi vicine del resto. Aggiungiamo i parcheggi che diminuiscono progressivamente e sono per lo più a pagamento. Ora arrivano anche le piste ciclabili che finiscono per creare un ambiente ostile a chi vuole venire in centro in auto e si trova lo sbarramento della pedonalizzazione, faticando magari a trovare un parcheggio. Tutti questi ostacoli», conclude, «finiscono per deviare i potenziali clienti verso i centri commerciali e gli outlet che offrono parcheggi gratuiti. Abbiamo permesso che accadesse questo e ora non sarà certo facile tornare indietro». —
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