Bando trasporto pilotato, indagato Cerchier
SAN DONà. L’inchiesta di Parma sul bando “pilotato” del trasporto pubblico locale arriva anche nel Veneto orientale. Tra gli undici indagati dalla procura della città emiliana c’è infatti anche Stefano Cerchier, ingegnere esperto di trasporti che faceva parte della commissione che doveva valutare le offerte, e che è molto conosciuto nel Veneto orientale per il suo incarico di direttore generale di Atvo. Cerchier è indagato, insieme ad altre dieci persone, per turbativa d’asta. Nei giorni scorsi la Gazzetta di Parma ha dato la notizia della chiusura delle indagini - notificata dalla procura agli indagati - per una vicenda che risale al 2017. Atto preliminare alla richiesta di rinvio a giudizio. L’inchiesta riguarda la gara (per 9 anni, contratto da 289 milioni di euro) per il servizio del trasporto pubblico locale, assegnata a Busitalia-Autoguidovie (gara poi annullata sia dal Tar che dal Consiglio di Stato). Tra gli indagati nell’inchiesta condotta dal pubblico ministero Umberto Ausiello ci sono i vertici di Smtp, la società per il trasporto pubblico di Parma che aveva bandito la gara, e i vertici di Busitalia, società del gruppo Ferrovie dello Stato, l’amministratore delegato Stefano Rossi e il responsabile commerciale Daniele Diaz. Cerchier è indagato quale membro della commissione costituita da Smtp, con un ruolo che appare di secondo piano rispetto ad altri indagati, accusati anche di falso ideologico, materiale e corruzione tra privati e rivelazione di documenti privati. Secondo l’ipotesi accusatoria della procura una gara pilotata per mettere il trasporto pubblico locale nelle mani di Busitalia-Autoguidovie. A far scattare l’indagine, nel novembre del 2016, era stata una denuncia presentata da Tep, società che in precedenza aveva l’appalto, secondo la quale c’erano evidenti anomalie nei punteggi assegnati dalla Commissione a Busitalia. Il presidente di Atvo, Fabio Turchetto, ricorda che Cerchier ha partecipato alla commissione Smtp a titolo personale, e che quindi l’azienda non c’entra nulla e conferma «piena fiducia» nel suo direttore generale indagato - sostiene Turchetto - come atto dovuto solo perché membro della commissione. —
Francesco Furlan
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