Rialto, spunta una banana insanguinata per la Palestina: «L’arte non stia in silenzio»

L’installazione denuncia il genocidio in Palestina e critica il silenzio del mondo dell’arte, contrapponendo la ricerca di fama alla fame reale del popolo palestinese

Maria Ducoli
Banana insanguinata a Rialto
Banana insanguinata a Rialto

Una banana per la Palestina. E, soprattutto, per sollecitare il mondo dell’arte a prendere posizione e a condannare il genocidio in corso.

Questo giovedì mattina a Rialto è comparsa un’installazione artistica che vuole essere un richiamo alla coscienza rispetto alla guerra in corso in Palestina. Sulla banana gonfiabile, il cui giallo è stato sporcato in modo da ricordare il sangue, troneggia la scritta “Fame”, un gioco di parole tra italiano e inglese, dove alla fama e alla sua ricerca spasmodica viene contrapposta la fame che il popolo palestinese sta soffrendo. Entrambi i temini sono, però, legati da un fil rouge, come si legge nel cartello che ha accompagnato l’opera: “Nessuna delle due si gonfia all’infinito senza scoppiare”.

È sempre il testo appeso vicino alla banana a spiegarne il significato e l’intento del suo autore, anonimo: “Questa banana, grande ma immangiabile, è un simbolo: del cibo sottratto, dell’arte che non parla, dell’apparenza che non salva. Un oggetto ridicolo che racconta cose serie. Un frutto fino per un’umanità affamata di tutto, tranne che di verità”.

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