Arretrati Tari, ristoranti e hotel perdono la causa contro Veritas

Ristoranti, alberghi, stabilimenti balneari di Venezia e, in un paio di casi, di Chioggia: oltre venti attività hanno impugnato gli avvisi di accertamento fatti recapitare loro da Veritas, che contestava il mancato pagamento di decine di migliaia di euro di tassa sui rifiuti.
Hanno presentato ricorso, ritenendo nullo il semplice avviso via posta: e hanno perso. Sia davanti alla Commissione tributaria provinciale sia (per le prime cause che si sono già concluse) davanti a quella regionale: i giudici hanno sinora respinto in blocco i loro ricorsi. Cartelle di accertamento sugli arretrati, quindi, valide e spese legali da risarcire a Veritas, rappresentata dall’avvocato Loris Tosi: da mille a 5 mila euro l’una.
Le commissioni hanno, infatti, respinto le contestazione avanzate per i ricorrenti dall’avvocato Alessandro Tommaseo Ponzetta, che ha impugnato in proprio anche un piccolo accertamento, per 426 euro di Tari richiesti per il 2017.
Più che contestare il merito - il mancato pagamento della Tari dovuta per la raccolta dell’immondizia - i ricorsi contestavano la presunta «nullità ed inefficacia dell’avviso di accertamento», in quanto effettuato tramite il servizio postale «da soggetto non legittimato». Per i ricorrenti, Veritas non avrebbe avuto i titoli per chiedere il pagamento del dovuto (o presunto tale) e non poteva farlo via posta. Per i giudici, invece, sì: tutto in regola.
L’azienda aveva fatto recapitare nella buca delle lettere l’avviso di accertamento, contestando l’omesso o insufficiente pagamento della Tari, la tassa sul servizio di raccolta rifiuti: 28 mila euro chiesti per il 2017 al ristorante Antico Pignolo, 27 mila ai Do Forni, 62 mila al Granzo Stanco di Chioggia, poco più di 8 mila all’Osteria Santa Marina, 37 mila all’Hotel Holiday di Mestre. E, ancora, 14 mila euro di mancati versamenti contestati all’hotel Montecarlo, 18 mila al Terminal Mosole di Marghera, 49 mila euro di Tares (così si chiamava nel 2013) dovuta dall’hotel Gabrielli, quasi 10 mila di Tari per il 2015 per il ristorante del Lido di Rosada Esterino, 10 mila d all’albergo della Locri Sas.
Le commissioni tributarie hanno ritenuto «Veritas, società in house del comune di Venezia, assimilata all’ente locale in relazione ai poteri ad essa conferiti: deve ritenersi senz’altro legittimata alla notifica diretta a mezzo del sistema postale» e «all’accertamento e alla riscossione dei tributi all’interno del comune», come disposto da tutti i provvedimenti emessi dal Consiglio comunale e dalla giunta.
«Veritas», si ancora legge in una delle sentenze, «costituisce la longa manus del Comune di Venezia nell’ambito dei servizi di rifiuti, nonché nella conseguente attività di accertamento e riscossione dei tributi collegati». Anche via posta. Ottenendo per altro il suo scopo, sottolineano i giudici: «Posto che la ricorrente è stata in grado di svolgere puntualmente le proprie difese».
Censure, dunque, respinte al mittente. —
Roberta De Rossi
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