Aria, Mestre peggio di Shanghai: verso l’allerta rossa. Per ora niente stop alle auto

Polveri sottili record. Il consigliere dei Verdi, Gianfranco Bettin: «Bisogna far crescere la consapevolezza». Più inquinata è solo Treviso

Maria Ducoli
L'aria di Mestre è peggio di quella di Shanghai
L'aria di Mestre è peggio di quella di Shanghai

Mestre più inquinata di Shanghai. Peggio è solo Treviso. L’aria che si respira a Mestre è tra le peggiori non solo del Veneto, ma anche d’Europa. A dirlo sono i dati dell’Arpav, l’Agenzia regionale per l’ambiente, che mostrano uno scenario di certo non incoraggiante.

La quantità di pm10 o particolato - un insieme di sostanze inquinanti costituito da polveri, fumo, microgocce e altre sostanze liquide - presente nell’atmosfera mestrina nei giorni scorsi si è registrata intorno a 69 microgrammi al m³, quando il valore limite giornaliero previsto dalla legge è di 50.

In centro storico la soglia è rispettata per un pelo, con un pm10 pari a 49 microgrammi al m³. Dati negativi anche per Verona (54), Vicenza (61) e Padova (53). Peggio di Mestre solo Treviso, con una quantità di pm10 pari a 91 microgrammi al m³. Un’aria più respirabile si trova invece nel Polesine (34)e nel Bellunese (29).

Nei giorni scorsi il Comune di Venezia aveva già confermato l’allerta arancio per la concentrazione di polveri sottili, messa in atto dopo il superamento del valore limite consentito per quattro giorni consecutivi.

Immediato era stato l’alt del Comune all’accensione di fuochi privati, nessuna restrizione invece sulla circolazione dei mezzi. Il superamento del valore consentito di pm10 è stato un problema non da poco negli anni scorsi.

Se nel 2021 gli sforamenti erano stati 49, nel 2022 sono saliti a 53. Per legge, non dovrebbero essere più di 35 all’anno. L’emergenza quindi, è in aumento e l’inizio del 2023 all’insegna dell’allerta arancio non fa di certo ben sperare.

Il quadro è peggiore nel Padovano e a Rovigo, entrambe in zona rossa per aver superato il limite massimo di particolato per più di 10 giorni consecutivi. Padova conta livelli di pm10 inferiori a Venezia, ma il superamento delle soglie massime sembra essere una costante che non vuole diminuire.

L’inquinamento atmosferico alle stelle è stato immortalato anche dalle fotografie che in questi giorni affollano i social. Una coltre di smog separa i tetti mestrini dal cielo, delle stelle neanche l’ombra, si può solo immaginarle oltre la cappa grigiastra.

«Un buon anno sarà solo quello che vedrà la crescita della consapevolezza di cosa sta accadendo e della protesta, dell’azione, delle proposte conseguenti» scrive il consigliere comunale dei Verdi Gianfranco Bettin sul proprio profilo Facebook. La prima consapevolezza da raggiungere riguarda proprio la situazione a Mestre e dintorni, peggiore di molte altre città europee e non solo.

I dati di Air Pollution Alert - sito che mostra il livello di inquinamento nei vari Paesi del mondo - parlano chiaro: Parigi, Londra, Bruxelles, Lussemburgo registrano livelli di pm10 inferiori di quelli veneziani. Ma non solo, anche Tokyo, Hong Kong e Shanghai non presentano la stessa preoccupante quantità di pm10. Se una volta si usava dire che di città come Venezia non ce ne fossero, adesso sembra valere lo stesso principio per l’aria: di così inquinate, non se ne trovano.

Atmosfera malata si traduce in fisici malati. Il particolato, infatti, è particolarmente dannoso per la salute perché il suo depositarsi nell’organismo può portare a disturbi respiratori come tosse e asma ma anche infiammazioni acute delle vie respiratorie e alterazioni del funzionamento del sistema cardiocircolatorio.

Ma perché l’aria è così inquinata? Per un insieme di ragioni: prima fra tutti, le emissioni degli impianti di riscaldamento civili e industriali. E poi naturalmente il traffico automobilistico. Anche la morfologia della pianura padana incide: un catino senza correnti d’aria. Il meteo di questi giorni peggiora la situazione: non sono previste precipitazioni almeno fino a domenica 8 gennaio. Atteso per il 4 gennaio il nuovo bollettino Arpav.

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