Area Pagnan, bonifica a carico del Consorzio

La Conferenza dei servizi nel 2006 aveva imposto interventi di bonifica e marginamento precisi. Ma la società proprietaria dei terreni, la Silo Pagnan srl, ora Pagnan Finanziaria spa, aveva deciso di impugnare i provvedimenti del ministero dell’Ambiente che ordinavano di intervenire per il disinquinamento dell’area. Adesso la terza sezione del Tar del Veneto(presidente Oria Settesoldi, estensore Silvia Coppari, referendario Marco Rimaldi) ha respinto la domanda di risarcimento del danno, condannando la Pagnan a pagare quegli interventi.
Pagnan nel frattempo acquistata dal Consorzio Venezia Nuova, che aveva deciso nel 2012 di acquistare l’area dal gruppo privato per renderla funzionale allo sbarco delle paratoie e al montaggio delle cerniere. Dunque dovrà essere ancora una volta il Consorzio, che nel frattempo è stato commissariato dall’Autorità nazionale Anticorruzione, a trovare le risorse per coprire i guai del passato. Qualche milione di euro, anche se il conteggio è ancora in corso. «La questione non è definita, stiamo facendo i conti», dicono all’Arsenale, sede del Consorzio. E il provvedimento è già stato impugnato in appello, come quello recente del giudice del lavoro che ha condannato il Cvn a risarcire con un milione di euro la vicedirettrice Maria Teresa Brotto licenziata dopo il suo coinvolgimento nell’inchiesta Mose.
Area Pagnan come base per le paratoie del Mose. L’idea era venuta a Piergiorgio Baita, presidente della Mantovani e factotum del Mose insieme a Mazzacurati. Terreno acquistato in tempi record, bonificato e rimesso «a nuovo» in un'area prima occupata da un deposito di granaglie. Bonifica dei terreni, banchine rifatte per consentire l'attracco dei grandi rimorchiatori e lo sbarco delle paratoie costruite dai cantieri di Monfalcone. Le sostanze inquinanti erano state «cementate» per rendere l’area nuovamente utilizzabile dal punto di vista industriale.
Ma la società contestava allora nei suoi tre ricorsi presentati, il fatto che le spese dovessero essere a suo carico. «Chi inquina paga», era la parola d’ordine di quegli anni dopo l’approvazione del decreto del ministero per l’Ambiente. E a inquinare non era stata la Pagnan, anche se al momento dell’acquisto il passaggio di responsabilità avrebbe dovuto forse essere chiarito. Gli avvocati della Pagnan contestano nel loro ricorso anche la quantificazione fatta dal ministero per la bonifica (12 mila euro al metro quadrato). E accusano il ministero di «eccesso di potere». Adesso la sentenza del Tar ha respinto il ricorso. E a pagare per quell’operazione potrebbe essere adesso il Consorzio commissariato.
Alberto Vitucci
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