Antiche lapidi a pezzi abbandonate al Civile

VENEZIA. Ci sono pietre che raccontano la storia sanitaria di Venezia, quella dei grandi medici che l’hanno segnata come di colui che curò Daniele Manin, o dei grandi benefattori. Sono le lapidi, molte delle quali a pezzi, che per anni sono state dimenticate in un cortile dell’ospedale San Giovanni e Paolo e che ora per la maggior parte si trovano nel chiostro della Pace. La promessa fatta dal direttore generale dell’Ulss 12 è che saranno in parte ricollocate nel corridoio della Porta d’acqua «per creare un percorso di ineguagliabile prestigio storico». Per ora, però, sono posate a terra e, alcune, sono a pezzi.
A segnalare la condizione in cui si trovavano era stata la storica della sanità veneziana Nelli Elena Vanzan Marchini, che all’Ateneo veneto ha organizzato una serie d’incontri iniziati lo scorso anno e che si concluderanno il prossimo 21 gennaio, uno dei quali riguardava proprio «La storia scritta sulla pietra». «Il passato ha scritto sulla pietra il ricordo dei medici e dei filantropi che cercarono di garantire l'assistenza e la cura», si legge nel pieghevole che presenta il corso, «le loro effigi tramandano i percorsi della scienza e della solidarietà che la riconoscenza e l’arte hanno voluto immortalare. Molte di queste lapidi rischiano di essere corrose dall’abbandono, mentre il loro messaggio etico è cancellato dall’oblio». Anche le lapidi dell’ospedale Giustinian erano nelle stesse condizioni e lo scorso anno erano intervenuti una funzionaria della Soprintendenza e i carabinieri del Nucleo di tutela del patrimonio storico e artistico per salvarle.
Tra le lapidi del Civile a terra ci sono quelle di Giacinto Namias, medico personale di Daniele Manin, clinico di fama nella Venezia dell’Ottocento, fondatore dell’Ospizio Marino Veneto, fu primario di medicina, presidente dell’Ateneo Veneto, professore nella Scuola pratica di Medicina e Chirurgia dell’Ospedale Civile. Ebreo, si dedicò alla cura del prossimo anche a rischio della propria vita in tempo di colera quando Venezia era assediata. Lapide smantellata dai fascisti nel ventennio, come del resto quella di Michelangelo Asson chirurgo dell’Ospedale Civile, anche lui di religione ebraica, nato a Verona nel 1802 e morto a Venezia nel 1877. Ma non si tratta di discriminazione razziale, sono a terra anche quelle di Angelo Minich (uomo di scienza e grande filantropo, lasciò parte del suo patrimonio al nosocomio), Giuseppe Olivotti (lasciò il suo patrimonio per pagare la pensione agli infermieri) e Tommaso Rima (primario chirurgo svizzero).
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