«Anche tre vigili urbani aiutavano Keke Pan»

Permessi di soggiorno per clandestini cinesi, l’immobiliarista Frigato confessa I pubblici ufficiali di Cavarzere e Pettorazza dovevano chiudere un occhio
Di Giorgio Cecchetti

Francesco Frigato, il titolare dell’agenzia immobiliare di Cavarzere «Excelsior», non solo ha ammesso le proprie responsabilità, ma ha parlato anche di pubblici ufficiali che hanno aiutato Keke Pan e la sua banda. Sabato, alla presenza del suo difensore (l’avvocato Barbara De Biase), è stato interrogato per quattro ore dai pubblici ministeri Roberto Terzo e Walter Ignazitto e ha riferito che, oltre all’impiegata dell’anagrafe del Comune di Cavarzere Paola Garbin, c’erano anche due vigili urbani di Cavarzere e un terzo del comune di Pettorazza Grimani (Rovigo) che chiudevano gli occhi davanti ai documenti fasulli presentati per ottenere i permessi di soggiorno per i clandestini cinesi. Ha invece scagionato un assessore che compare in più d’una intercettazione, uno che al telefono raccontava di saperla lunga, ma avrebbe semplicemente millantato senza poi contribuire effettivamente.

Diverso, invece, l’atteggiamento di Barbara Chinellato, la 41enne di Marghera, accusata in particolare di essersi occupata della gestione dei quattro centri massaggi, in realtà veri e propri bordelli, di Luca Pan. Difesa dagli avvocati Sara Scattolin e Fabio Menichetti, ha ammesso di aver saputo che in due dei centri massaggi, quello di via Sernaglia a Mestre e quello di Pettorazza Grimani, le ragazze cinesi vendevano il loro corpo ai clienti, ma ha spiegato che lei lavorava in quello di via Piave dove tutto ciò non succedeva. Inoltre, ha ammesso di aver in una sola occasione accompagnato un clandestino con i documenti falsi presso gli uffici della Questura e del Comune per il permesso di soggiorno. Nei prossimi giorni i pubblici ministeri sentiranno altri indagati finiti in carcere.

Per Paola Garbin, che ha l’obbligo di dimora fuori dal territorio del comune di Cavarzere dove lavorava, gli avvocati della difesa Daniele Grasso e Federica Bertocco hanno presentato ricorso e il Tribunale del riesame lo discuterà venerdì.

La Garbin, dunque, non è l’’unico pubblico ufficiale coinvolto nell’inchiesta sul «re di via Piave»: c’è innanzitutto il messo comunale di Venezia Claudio Scardicchio, finito per primo nel registro degli indagati grazie agli accertamenti della Polizia locale lagunare, che avrebbero scoperto come si inventava addirittura i numeri civici di Mestre per favorire i clandestini che pagavano Pan per ottenere ricongiungimenti familiari e permessi di soggiorno. Adesso sono indagati altri tre vigili urbani, quelli di cui ha parlato Frigato nell’interrogatorio di sabato.

Il titolare dell’agenzia immobiliare è accusato di aver passato a Pan una serie di immobili da destinare alla stipula di contratti di locazione fittizi, intestati a prestanome che spesso neppure sapevano di avere case in affitto. Appartamenti in cui apparentemente risiedevano cinesi provenienti clandestinamente dal loro paese, ma nella realtà non ci abitavano. Tutto questo perché il permesso di soggiorno si ottiene soltanto se si ha la residenza e un posto di lavoro. Per i controlli ci pensavano messi comunali e vigili legati al cinese di via Piave.

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