Anche Babbo Natale resta disoccupato: niente pacchi e doni a causa del coronavirus

JESOLO. Anche Babbo Natale ha perso il lavoro: quest’anno niente distribuzione di pacchi e pacchettini, caramelle ai bambini e regali a scuole materne ed elementari. Sono diverse decine i Babbi Natale che quest’anno, causa il Covid, salteranno il giro.
Senza neanche la possibilità della cassa integrazione. Resisteranno, forse, i Babbi Natale dei centri commerciali, a meno che non si entri in zona rossa tra pochi giorni.
C'era chi guadagnava 50 o 100 euro per una giornata in un centro commerciale, una festa o sulle piazze. E chi lo avrebbe detto che anche il protagonista assoluto delle festività di dicembre sarebbe diventato un precario senza prospettive di assunzione. Pure lui escluso dalle restrizioni del covid e le normative severe cui uno come Babbo Natale, così sotto i riflettori, non si potrebbe certo sottrarre.
Del resto, un Santa Claus con la mascherina chirurgica rovina tutta la poesia del Natale. Nicolas Celeghin, 20enne di Jesolo, studente provetto di Scienze della Comunicazione, è un ragazzo che ha sempre lavorato durante gli studi.
La stagione d'estate, come barman e cameriere, e d'inverno qualche sortita alle feste e sulle strade con abito rosso, barba e baffi posticci e un bel sacco di doni sulle spalle. Un lavoretto per raggranellare qualcosa anche d'inverno in occasione delle feste, mantenersi gli studi per non pesare sempre sulla famiglia. O magari, anche per partecipare a qualche evento benefico, portare un po' di gioia e allegria tra i bambini e le loro famiglie.
«Quest'anno nulla di tutto questo» racconta Nicolas, «non si può».
Anche Babbo Natale è in lockdown, perchè non ci possono essere assembramenti, ci vuole la mascherina sulla barba candida, i bambini non possono avvicinarsi per scattare le foto ricordo. E non si può andare neppure nei centri commerciali per organizzare eventi o fare della beneficenza in generale. Tutto finito. «Mi dispiace, da una parte» aggiunge, «perchè potevo guadagnare qualcosa divertendomi e partecipando dell' atmosfera natalizia per così dire in prima linea e poi perchè non posso più vedere e partecipare a quelle grandi feste, i bambini che mi guardavano sognanti, le famiglie che si riunivano per un abbraccio e una foto. Era davvero un'atmosfera coinvolgente. Entravo talmente nella parte da sentirmi davvero Babbo Natale, anche perchè in quei momenti i bambini credono veramente che tu sia Santa Claus e non bisogna deluderli né rovinare i loro sogni. C'erano quelli che mi chiedevano un regalo» ricorda, «qualcosa di concreto, altri che esprimevano un desiderio profondo magari per la loro famiglia, i fratelli o i nonni. Era commovente sentirli. Il Covid ha cancellato anche questo. Nessuno ti chiama perchè ovviamente tutti i grandi eventi sono cancellati».
«Sulle strade mi troverei praticamente da solo e senza poter avvicinare alcuno» conclude, «in quanto le distanze devono essere rispettate e mi troverei con mascherina e igienizzatore in mano».
Alla nota birreria Tana del Luppolo di San Donà, invece, i Babbi Natale sono quelli dell' organizzato servizio di asporto che portano nelle case i vari piatti e un regalo, ma anche per loro regole sevre: devono mantenere le distanze e fermarsi davanti all'uscio posando il regalo e poi salutando tutti per rientrare.
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