Alloggi privati e turismo a picco Il dramma delle “invisibili”

Sotto la patina lucente dei weekend romantici in appartamento a Venezia, c’è una realtà di sfruttamento e lavoro nero. Tutti lo sanno, nessuno ne parla. Un esercito di lavoratrici costrette ad accettare orari massacranti e rischi per la salute pur di sbarcare il lunario a fine mese. Sono le invisibili del turismo, donne e madri impegnate senza orari fissi nella pulizia e nella gestione degli affitti turistici cresciuti a ritmo inarrestabile in centro storico negli ultimi anni. Invisibili come i braccianti sfruttati in Calabria, come gli operai sottopagati nella galassia di subappalti dei cantieri navali, come le hostess di Ryanair con turni massacranti. Mandano avanti la prima industria della città. Eppure non compaiono. Nemmeno ora, in una Venezia in ginocchio a causa dell’emergenza Covid-19. Dove, neanche a dirlo, il settore più colpito è proprio quel turismo che dà lavoro a migliaia di famiglie. Così, i primi a manifestare in Piazza San Marco sono ristoratori e commercianti che chiedono di riaprire botteghe e locali in sicurezza.
Ma l’altra faccia di questa crisi ha il volto delle addette alle pulizie e ai check in degli affitti turistici. Le conseguenze, loro, le pagheranno più di altri: senza tutele né possibilità di chiedere ammortizzatori sociali. Invisibili da anni e ora disperate per aver perso il lavoro.
Anna ad esempio - il nome è di fantasia per proteggerne l’identità - a inizio marzo si è trovata dall’oggi al domani senza più un lavoro. A 40 anni, disoccupata all’improvviso. Capelli raccolti in una coda, sguardo determinato e tono battagliero, ha deciso di squarciare il velo di omertà: «Ora basta. Questo sistema uccide una città, i piccoli albergatori, e fa scappare i residenti che non trovano casa. Il boom degli affitti turistici si sorregge su fondamenta fatte di centinaia di lavoratori in nero. Gente che fa un sacco di soldi con Booking e Airbnb mentre sfrutta le persone. E in questo periodo di lockdown chi ha messo via qualcosa vive, altrimenti finisce sotto un ponte». Un meccanismo con ingranaggi ben oliati, grazie al quale ad arricchirsi veramente sono in pochi. Come tante, le difficoltà economiche avevano spinto Anna ad entrare nel settore. La prima esperienza è con un proprietario («venezianissimo») di due appartamenti nel sestiere di San Marco. Dai quattro ai sette giorni a settimana per la pulizia di entrambi, a dieci euro l’ora: la frequenza varia a seconda della stagione e degli arrivi di turisti. Così, a fine mese le entrate vanno da 5-700 euro di stipendio. Con tutti i rischi del caso: «Pulivo le vetrate, mi arrampicavo sulle scale ma se cadevo erano fatti miei. La cosa mi era stata fatta capire in maniera chiara». E in caso di malattia? Nessuna copertura. «Un giorno mi sono ammalata, una settimana di febbre», racconta, «così per rimpiazzarmi hanno chiamato un’altra. Ho perso una delle due case, le mie entrate si sono dimezzate».
Ma il settore è pieno di opportunità, così ecco un monolocale ai Giardini. Qui le mansioni si triplicano: pulizie (10 euro l’ora), biancheria da portare a casa e lavare (15 euro l’ora), e check-in (20 euro). Significa mettersi in contatto con i turisti e accoglierli in casa. «Mi è capitato di aspettarli per 14 ore davanti al portone durante Natale. Tempo regalato, nessuna retribuzione per l’attesa». Poi un altro step in avanti, stavolta al servizio di un’agenzia immobiliare. Sono decine in tutta Venezia ad avere in gestione appartamenti per turisti. Nel caso di Anna, le case sotto il controllo dell’agenzia erano 115. A lei spettavano le pulizie di due di queste (sestieri San Marco e Castello). L’impegno aumenta, su di lei ricade qualsiasi magagna capiti in casa ai visitatori. E poi le immondizie. Dall’agenzia le viene detto: «Nascondile da qualche parte, basta che la casa sia pulita». La paga intanto cresce fino a 900 euro al mese. Da riscuotere di persona, chiaramente: « “Passi tu in agenzia a prendere la busta?” E io passavo, altrimenti perdevo tutto».
C’è poi la storia di Rosa (altro nome di fantasia), 60 anni. Da vent’anni gestisce quattro appartamenti tra San Marco, Cannaregio e Rialto: «Sì, ho accettato tutto pur di aiutare la famiglia», dice con tono rassegnato quasi a giustificarsi. Di recente, lamenta una concorrenza a ribasso «soprattutto con le lavoratrici straniere che si fanno pagare anche 5 euro l’ora». Ne ha viste di tutti i tipi.
Compreso dover ripulire da cima a fondo case distrutte da militari statunitensi in licenza datisi alla pazza gioia. E ancora spazzatura da trasportare, reperibilità nelle feste comandate, famiglia in vacanza e lei a lavoro. «È capitato di non vedere soldi anche per 7 mesi. Ferie e malattie? Mai pagate. Ora è un disastro, tutto fermo. Appena posso riporto le chiavi e stop: spero mi diano qualche soldo, una sorta di liquidazione, anche se non ci conto. E a chiederlo mi vergogno».
Ma nella galassia degli affitti turistici, ci sono anche i “check-inisti”. Letteralmente, chi fa l’accoglienza negli appartamenti. Una specializzazione diffusa soprattutto tra gli studenti universitari per pagarsi studi e affitto. Luca, ad esempio, è a un passo dalla laurea. Fisico longilineo, modi pacati, ha lavorato a lungo per diversi proprietari di casa. Spiega: «Nei periodi di punta, facevo anche tre-quattro accoglienze a settimana. Il guadagno? Da 20 euro a ingresso a 50, dipende». Nel primo caso, il check-inista deve mettersi in contatto con i turisti, andarli a prendere all’aeroporto (o attenderli a Venezia) e accompagnarli a casa. Nel secondo, c’è la reperibilità varia dalla lavatrice che non funziona fino a consigli su ristoranti e negozi. Senza orari, senza regole precise. Anche questo è il turismo a Venezia. —
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