Alfredo Saggioro va in pensione pronto a nuove sfide

Il primario dell’ospedale, fondatore di Gastroenterologia «Adesso vorrei istituire un master di medicina funzionale»
Di Nicola Pellicani
PELLICANI MESTRE 17/11/07 via Forte Marghera sede Provincia di Venezia corso di aggiornamento su integrazione ospedale/territorio in epatologia nella foto Prof. Alfredo Saggioro © Bertolin M.
PELLICANI MESTRE 17/11/07 via Forte Marghera sede Provincia di Venezia corso di aggiornamento su integrazione ospedale/territorio in epatologia nella foto Prof. Alfredo Saggioro © Bertolin M.

Alfredo Saggioro, primario storico e fondatore di Gastroenterologia dell’ospedale di Mestre, va in pensione.

Mestrino, 65 anni, appartenente a una famiglia molto conosciuta in città. Medico stimato e persona molto curiosa e attenta alle trasformazioni sociali e politiche, dopo quarant’anni trascorsi tra l’Umberto I e l’Angelo, lascia l’ospedale senza rimpianti, anche perché è già proiettato verso nuovi progetti.

Sempre sorridente, per nulla stanco della medicina, guarda al futuro con lo spirito di un neolaureto. Assieme a Filippo Ongaro, medico come lui, autore di libri di successo sul nutrizionismo, ha in mente di mettere in piedi un master di medicina funzionale, disciplina di cui Ongaro è stato uno dei pionieri in campo europeo.

In due parole, la medicina funzionale è quella disciplina che studia gli aspetti di prevenzione primaria, puntando ad anticipare le malattie, anzitutto lavorando sugli stili di vita e su un’alimentazione sana. Si tratta di una branca della medicina innovativa, che fatica a farsi spazio. «Il futuro va comunque in quella direzione, guai a star fermi», ragiona Saggioro, «continuerò a fare il grastroenterelogo, ma sono proiettato verso la prevenzione. Il corpo umano è un bene preziosissimo e i cittadini devono essere educati alla cura del proprio corpo. La “macchina umana” è costruita per durare 120/140 anni, e ci sono esempi nel mondo in questo senso, bisogna però averne cura. Serve un cambio di mentalità a partire dai medici. Finora sono stati addestrati a cacciare le malattie con le medicine, ora vanno addestrati a mantenere sane le persone».

Saggioro fa un salto nel futuro, come del resto aveva fatto all’inizio della carriera, tra i primi in Italia ad occuparsi di Gastroenterologia: «Sono entrato in ospedale, quarant’anni fa, nel 1973, nel reparto di Medicina, con il professor Francesco Volpe e andai in Giappone per imparare tecniche endoscopiche. Da lì in poi, un passo per volta, siamo riusciti a fondare il reparto di Grastroenterologia. Diventai primario nel 1984. All’epoca eravamo in 19 in tutt’Italia. Adesso un’ospedale senza Gastroenterologia, si fermerebbe».

Guardando indietro, Saggioro che appartiene a una famiglia di medici - il padre Cesare era un radiologo, come suo fratello Giancarlo, neuro-radiologo dell’Angelo, mentre la sorella Alessandra è psicologa sempre all’Asl 12 - è soddisfatto della strada fatta in tanti di lavoro, anche se non è stata una passeggiata: «Come tutte le novità, inizialmente siamo stati accolti con diffidenza, ma siamo comunque riusciti a costruire un reparto d’eccellenza. Oggi, la nota dolente è che ci sono pochi medici per poter affrontare una disciplina ampia come gastroeterologia». Il bilancio di quarant’anni è comunque ampiamente positivo, anche se in molti casi si sarebbe potuto fare di più. Uno su tutti: «Il dispiacere più grosso è quello di non essere riuscito ad affermare il progetto di spostare l’attenzione dall’ospedale al territorio. Portando visite e esami nei distretti, coinvolgendo anche i medici di base specializzati in gastroerologia. Purtroppo si tratta di un modello di decentramento dei servizi sanitari, che non è ancora decollato».

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