Al cinema, ecco i nostri consigli sui film di questa settimana

Le recensioni dei nostri critici Michele Gottardi e Marco Contino sui film usciti questa settimana sul grande schermo. Leggi e commenta

VENEZIA. Quattro film al cinema dal'8 gennaio 2015. Ecco le recensioni dei nostri critici Michele Gottardi e Marco Contino.
Tutti i film in proiezione nei cinema di Venezia con orari e trailer

THE WATER DIVINER
Russel Crowe alla ricerca dei figli ripercorre la battaglia di Gallipoli

Joshua Connor (Russel Crowe) è un rabdomante. Scava la terra arsa e ferrosa dell’Australia per trovare l’acqua. Ma da quattro anni cerca dell’altro. La pace, la fine di un tormento interiore che lo ossessiona da quando i suoi tre figli maschi, partiti per il fronte turco durante la prima guerra mondiale, non hanno più fatto ritorno a casa. Deciso a mantenere una promessa fatta alla moglie, consumata dal dolore, Joshua parte per Istanbul: da qui comincia la ricerca delle spoglie dei suoi figli, aiutato da una giovane vedova (Olga Kurylenko) e da un ufficiale dell’esercito turco (Yilmaz Erdogan). “The water diviner”, esordio dietro la mdp di Russel Crowe, ripercorre, attraverso il dramma personale di uomo, un pezzo di storia, quella battaglia di Gallipoli che si rivelò una delle campagne militari più sanguinose e tragiche per le truppe dell’Anzac (Australian and New Zealand Army Corps).

Sinceramente animato da un fervore che trova la sua linfa nel cinema della memoria e dell’appartenenza nazionale (rimarcato dalle abbondanti didascalie che costellano il film), Russel Crowe sceglie sin da subito un approccio diverso da quello che aveva portato Peter Weir a girare nel 1981 “Gli anni spezzati” sul medesimo episodio bellico e affronta la sfida con l’ingenuità e l’impulsività dell’esordiente, finendo per annacquare i buoni propositi in un film che sbanda nel melò e sconfina nell’avventura esotica da “mille e una notte”. Seppur con l’attenuante della buona fede, Crowe sbaglia tutto: dal tema musicale ridondante che contrappunta ogni singolo momento tragico o epico, all’uso scriteriato del rallenty; dalle derive “muscolari” della storia (quando con una mazza da cricket Joshua stende un commando di militari greci) a quelle melodrammatiche, con tanto di fuga sui tetti e sguardi complici tra il protagonista e la tormentata vedova, la cui vicenda personale rimane fumosa e incomprensibile. Impantanandosi, infine, nelle sequenze, inconsapevolmente ridicole, del rabdomante che nelle immensità anatoliche con il suo sesto senso di ispirazione divina, fiuta il destino dei figli che, con un colpo di scena fin troppo prevedibile, non culmina per tutti nella tomba a cielo aperto sullo stretto del Dardanelli.

L’intuizione legata alla metafora dell’acqua e un incipit suggestivo (la sequenza del pozzo scavato nel deserto australiano in cui sembra sprofondare Joshua) avrebbero meritato miglior sorte di quella toccata al film, una sorta di “Salvate il soldato Crowe” in salsa orientale e romantica, per giunta martoriata da un doppiaggio terribile. (m.c.).

Durata: 111’. Voto: *½
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SI ACCETTANO MIRACOLI
Commedia buonista condita di religione
“Si accettano miracoli” di Alessandro Siani – in vetta agli incassi natalizi con quasi dieci milioni di euro – è l’esempio di quello che il cinema italiano (non) può fare. Ovvero rimescolare la ricetta vincente dei cinepanettoni, togliendovi la volgarità più grossolana e lasciando le gag a effetto, la risata facile, il décor flou e falsamente affettuoso da mulino bianco. È la variante più sottile del buonismo di casa nostra che la commedia – il genere nazionale –esemplifica dagli anni Cinquanta. L’eterna variante del “tiriamo a campa’ ” coinvolge due fratelli, un ex tagliatore di teste tagliato (e arrestato per percosse al suo capo) e il parroco di un paesino ridente quanto povero: l’ex manager si inventa qualche evento soprannaturale per risollevare le sorti economiche della comunità. Il business più immediato è far piangere la statua del santo patrono. Il pellegrinaggio di turisti e pellegrini smuove il Vaticano: ma quando l’imbroglione svela la truffa, il paese decide di sostenere l’imbroglio per convincere gli inviati della Santa Sede della veridicità del miracolo. Il tutto con gran ricorso a sorrisi, bambini paffuti, donne prosperose, simpatiche e magari non vedenti, preti da macchietta, etica ed estetica da ritorno al passato. (mi.go.)

Durata: 110’. Voto: *½
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COME AMMAZZARE IL CAPO 2
Risate annacquate con Sean Anders

I detrattori del cinema nazionale, in particolare della commedia più triviale, hanno sotto Natale molte frecce al loro arco. Questa volta però arriva sugli schermi da oltre oceano un film che – a parte qualche inseguimento californiano – potrebbe esser stato tranquillamente girato a Cinecittà. Stiamo parlando di “Come ammazzare il capo 2”, sequel di un fortunato e abbastanza divertente film (“Come ammazzare il capo… e vivere felici”, 2011) in cui tre sfigatissimi personaggi pianificavano di far fuori i propri boss, riuscendo anche nell’intento, in modo involontario. A tre anni di distanza cambia il regista (Sean Anders), ma non i protagonisti Nick, Kurt e Dale (Jason Bateman, Jason Sudeikis, Charlie Day), i comprimari (Jennifer Aniston, Jamie Foxx e Kevin Spacey) e lo spirito picaresco e sbruffone da maschi in gita. Cambia la resa, invece, perché questo sequel – come spesso accade – banalizza e volgarizza, in ogni senso, ogni momento divertente del precedente, affidando alla seriale e noiosa prevedibilità dei peggiori telefilm quello che era stato un buon prodotto medio. La stupidità dei tre che cercano di rapire il figlio dell’industriale che li ha traditi nel loro progetto “doccia amico” e le vicende che ne conseguono sono sullo stesso piano: inguardabili. (mi.go.)

Durata: 108’ – Voto *
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I CAVALIERI DELLO ZODIACO
Il manga di Kuramada non delude i fan
Chi, negli anni ’90, aveva più o meno 12 anni, non può non ricordare “I Cavalieri dello Zodiaco”, la mitologica serie animata giapponese tratta dall’omonimo manga di Masami Kuramada e prodotta dalla Toei Animation, lo studio che ha sdogato in Italia alcuni tra i cartoni più amati a cavallo degli anni ’70 e ’90, dall’ “Uomo tigre” a “Capitan Harlock”. Ora la saga approda al cinema, in alta definizione e CGI per la gioia dei ragazzini di allora (oggi quasi quarantenni). La trama de “I Cavalieri dello Zodiaco – La leggenda del Grande Tempio” è nota anche se, per esigenze cinematografiche, viene condensata in 90 minuti. Torna così, sul grande schermo, il “fulmine di Pegasus”, la mitica arma di uno dei cavalieri di bronzo chiamati ad attraversare le 12 case dello zodiaco per proteggere la vita di Lady Isabel (la dea Atena) dal Grande Sacerdote. Il film non delude i fan, ma di certo, non attira i neofiti (m.c.)

Durata: 95’ – Voto **
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