Al cimitero di San Michele spicca la lapide di Pierluigi Penzo

Oltre al sacrario del Lido, numerosi caduti della Grande Guerra sono sepolti nel cimitero di San Michele. Le salme sono circa 400, e comprendono anche alcuni caduti del secondo conflitto mondiale....

Oltre al sacrario del Lido, numerosi caduti della Grande Guerra sono sepolti nel cimitero di San Michele. Le salme sono circa 400, e comprendono anche alcuni caduti del secondo conflitto mondiale.

Il recinto militare misura circa 500 metri quadrati e risale ai primi anni del Novecento. Si presume sia stato realizzato in occasione della Prima Guerra Mondiale. Dentro vi riposano solo militari morti sul campo, e nei primi anni era stato suddiviso per forze armate (terra, Aviazione, Marina, e sono stati inoltre sepolti sommergibilisti austro-ungarici morti nel 1915, ma tumulati solo nel 1936).

L’ultimo militare a essere ospitato, dagli archivi risale al 1967, probabilmente arrivato da altro cimitero. Camminando nel recinto militare, balza comunque all’occhio l’imponenza della lapide monumentale dedicata a Pier Luigi Penzo, grande aviatore veneziano che servì il Paese assieme alla leggenda Francesco Baracca, combattendo con il suo velivolo sulle linee del Piave.

Un asso del volo, che però non fu solo impegnato in missioni di guerra, tanto che si rese protagonista anche di molte spedizioni di salvataggio. Partecipò infatti alle ricerche dell’esploratore Amundsen, prima di imbarcarsi sulla nave Città di Milano e far ritorno in Europa.

In quegli anni diventò maggiore, uno dei più richiesti nei soccorsi aerei, e morì nel 1928 al termine di una missione in Francia. Era il periodo delle spedizioni al Polo Nord. Missioni non sempre andate a buon fine, e Penzo venne chiamato con il suo Marina II, un idrovolante SM55-Dornier Wal, per soccorrere dei naufraghi della Tenda Rossa, il triste epilogo della spedizione del dirigibile Italia di Umberto Nobile. Il 31 agosto 1928 durante il volo di avvicinamento tra Strasburgo e Avignone, il Marina II toccò un fascio di cavi elettrici nelle vicinanze di Valente, spezzandosi in due e precipitando nel Rodano.

I meccanici Baracchi e Codognotto vennero tratti in salvo da alcuni pescatori, mentre Penzo, Crosio e Della Gatta affondarono insieme alla parte anteriore dell’aereo. Il corpo del maggiore veneziano venne ritrovato due settimane dopo l’incidente, a circa 50 chilometri a valle del luogo dove era stato visto cadere l’aereo.

Pierluigi Penzo venne decorato con la medaglia d’argento dell’Aeronautica alla memoria e sepolto nel cimitero di San Michele, e, nel 1931, gli venne intitolato lo stadio di Venezia. Sia il cimitero veneziano che il Tempio Votivo sono speso visitati da parenti dei defunti. L’episodio più commovente avvenne non molto tempo fa al sacrario del Lido, dove un brasiliano raggiunse l’isola appositamente per visitare la tomba del nonno italiano.

Telefonò alla madre, in lacrime, felice di avercela fatta. La donna aveva perso il padre in guerra e poi si era trasferita in Sud America. (s.b.)

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia