Affitti brevi a Venezia, fuori regola il 20 per cento delle strutture

A fine anno entra in vigore l’obbligo di ottenere il Cin. Rischio multe fino a 8 mila euro. Le associazioni denunciano: troppa burocrazia

Eugenio Pendolini
Il sovraffollamento turistico nelle calli veneziane ha raggiunto picchi straordinari (foto Interpress)
Il sovraffollamento turistico nelle calli veneziane ha raggiunto picchi straordinari (foto Interpress)

Due proprietari di strutture ricettive e di appartamenti dati in affitto breve su dieci, in provincia di Venezia, sono ancora sprovvisti di Codice identificativo nazionale quando mancano solo quattro giorni per mettersi in regola.

Su 30.358 strutture registrate, infatti, i Cin rilasciati sono 24.543 secondo i dati del ministero del Turismo. Pari quindi a circa l’80,8%.

A livello nazionale il dato è fermo al 76%, leggermente peggiore. In Veneto, solo Rovigo (con il 62%) e Belluno (con il 76%) fanno peggio. Ma è certo che il peso del fenomeno delle locazioni turistiche, e la pressione sul tessuto sociale ed economico, è ben più alta nel capoluogo di Regione.

A meno quattro giorni dalla fine dell’anno, quindi, a Venezia circa due strutture su dieci è ancora fuori legge.

Il conto alla rovescia – pena una sanzione da 800 fino a 8 mila euro - scade a fine mese. Già perché entro l’anno - così prevede il decreto legge a firma della ministra del Turismo Daniela Santanché - tutti i proprietari di immobili dovranno essere in possesso del codice identificativo nazionale, da affiancarsi al Cir (codice identificativo regionale) già in vigore da tempo nella nostra regione.

La nuova normativa nazionale entrerà ufficialmente in vigore a partire dal primo gennaio 2025, ponendo tre vincoli su tutti ai proprietari di qualsiasi unità immobiliare destinata all’affitto breve (quindi non oltre i 29 giorni consecutivi): avere il Codice identificativo nazionale ed esporlo fuori dalla struttura, oltre che nei vari annunci online su Booking o Airbnb; dotarsi dei dispositivi di sicurezza minimi, vedi l’estintore e i rilevatori di fumo.

A livello nazionale, il dato medio di adesione al Cin è, ad oggi, del 76,3%. Come detto, in caso di mancata osservanza delle prescrizioni, le sanzioni previste possono essere piuttosto pesanti.

Un immobile senza Cin può infatti essere sanzionato con una multa da 800 a 8 mila euro. Aver ottenuto il codice, ma non esporlo pubblicamente, può invece costare una multa da 500 a 5 mila euro in rapporto alla dimensione dell’immobile, oltre all’immediata rimozione dell’annuncio irregolare pubblicato.

Nel caso delle locazioni brevi, a detta di associazioni del territorio come Abbav i ritardi di molti proprietari di appartamenti in affitto nell’ottenere il Cin erano provocati da un eccesso di burocrazia, da norme accavallatesi tra di loro e da carenza di comunicazione da parte dei vertici ministeriali.

«I proprietari di strutture classificate tipo bed&breakfast o di alberghi spesso nemmeno sanno che esiste l’obbligo di avere anche loro il codice identificativo nazionale, che fino a poco fa doveva essere associato solo a una locazione, mentre per le altre strutture bastava esporre la targa con il simbolo della camera da letto per essere in regola. Si dà per scontato che il messaggio sia passato», aveva spiegato Ondina Giacomin nelle scorse settimane a proposito della questione.

Tornando alle novità introdotte dal decreto, in caso di svolgimento dell’attività di locazione turistica o breve in forma imprenditoriale, il titolare dovrà presentare la Scia al proprio Sportello unico per le attività produttive di riferimento.

Una modalità che, nel caso del comune di Venezia, viene ulteriormente dettagliata nel regolamento da poco licenziato dalla giunta e oggi in fase di discussione in commissione che impone l’obbligo di Scia per chi intenda mettere in affitto il proprio appartamento per più di 120 giorni.

Insomma, un groviglio di norme e di procedure che da un lato ricevono l’applauso di chi da tempo chiede di regolamentare un settore letteralmente esploso negli ultimi anni; dall’altro, vengono osteggiate da proprietari di casa e associazioni di categoria.

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