Aereo caduto, l’ala spezzata colpì il pilota

Caposile. Ricostruito l’incidente che costò la vita a Franc Borin di Jesolo e al 18enne Simone Conte
Di Giorgio Cecchetti

CAPOSILE. L’ala si è spezzata a causa delle acrobazie che l’esperto pilota, il 45enne Franc Borin di Jesolo, stava compiendo anche quel giorno. E quel pezzo d’ala era volato proprio contro la testa del pilota, facendogli perdere conoscenza, così non aveva potuto attivare il paracadute dell’ultraleggero che, probabilmente, avrebbe salvato la vita a lui e al passeggero, il 18enne trevigiano Simone Conte. L’aereo, invece, è precipitato a terra schiantandosi. Queste le conclusioni alle quali è giunto il consulente del pubblico ministero Mario Dell’Isola, incaricato dal pm di Venezia Rita Ugolini di scoprire le cause del gravissimo incidente aereo del febbraio scorso a Caposile, sull’aviosuperficie «Papere vagabonde». Il lavoro dei periti, tra l’altro, è stato facilitato dalle numerose riprese fatte sia da terra sia dal cielo e poi messe a disposizione dai vari autori.

L’ultraleggero, un «Pioneer 300», non aveva alcuna anomalia, secondo il consulente, non era adatto perché non poteva sopportare le terribili sollecitazioni provocate da cabrate, tonneau ed altre evoluzioni alle quali Borin, un pilota di grande esperienza e fondatore dei «Pioneer Team», sottoponeva il mezzo. Poi è stato il caso a metterci lo zampino: se quel pezzo d’ala staccata non fosse finito sulla testa di Borin, il pilota avrebbe avuto tutto il tempo di azionare il paracadute che quel modello di ultraleggero ha in dotazione, invece è rimasto ferito ed è svenuto. L’altro passeggero, un giovanissimo che non sapeva manovrare, non ha potuto fare nulla per evitare lo schianto a terra. È probabile, a questo punto, che il pubblico ministero lagunare faccia finire in archivio l’inchiesta, visto che se responsabilità vi fossero state sarebbero del pilota, che è deceduto assieme al passeggero a causa dello schianto.

All'aviosuperficie, quel giorno, sembrava una domenica come tante, una giornata da trascorrere in compagnia tra grandi appassionati del volo. Dopo pranzo Franc Borin , che era anche socio dell'aeroclub, e Simone Conte avevano deciso di andare a fare un giro di sorvolo, forse per scattare qualche foto dall'alto. Erano saliti a bordo dell'aereo di proprietà di Borin. L'ultraleggero si era alzato regolarmente in volo dalla pista dell'aviosuperficie e in poco tempo aveva raggiunto la quota desiderata e aveva dato il via alle evoluzioni. Era precipitato da circa trecento metri di altezza.

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