Addio a Zerbin, fondò la Clea «Pioniere della cooperazione»

Una vita controcorrente nel settore edile, uomo di sinistra nel Veneto bianco Elio Armano: «Era carismatico, autorevole e franco. E aveva grandi visioni»

campolongo. C’era un’Italia da ricostruire, al tempo. E c’era anche chi non aveva voglia di farlo sotto un padrone. La Clea - Cooperativa lavori edili e affini - nacque così, da una scelta che aveva dentro idealismo e incoscienza. E con quello spirito ha cavalcato le crisi, burrasche politiche, tormentate vicende giudiziarie, mantenendosi in piedi, nonostante le difficoltà del settore. Oggi ha 174 dipendenti ed è un’azienda solida.

Al timone di quella cooperativa di sinistra in un Veneto prima Dc e poi forzaleghista, c’erano tre ragazzi: Piero Masiero, Giovanni Spolador e Sergio Zerbin, che nel 1959 aveva solo 23 anni. E per quarant’anni, fino al 2000, è stato il leader e l’anima della Clea, prima di cedere il timone al figlio Sandro. Sergio Zerbin è morto sabato e con lui se ne va un pezzo di storia del movimento cooperativo del Nordest, uomo di grande tempra e di straordinarie visioni.

«Dovessi descriverlo con tre aggettivi, direi che era carismatico, autorevole e franco, nel senso che non aveva davvero peli sulla lingua», dice Elio Armano, che con Sergio Zerbin ha condiviso un campo politico. «Lui non ha mai voluto fare politica, ma è sempre stato fedele alla sinistra», ricorda lo scultore, ex segretario regionale del Pci. «Ha sempre aiutato il partito, in tanti modi. E il suo magazzino era sempre a disposizione per le feste dell’Unità».

La Clea, dopo 10 anni difficili in avvio, cresce, perché i tre fondatori hanno coraggio, spirito di iniziativa. E perché Zerbin esercita la presidenza con personalità, privilegiando la modernizzazione tecnologica e nuotando controcorrente in un Veneto dove essere una coop di sinistra è scomodo. «Lui era convinto che sinistra e sviluppo fossero inseparabili», aggiunge Armano. Infatti la Clea, nonostante il clima complicato passa dai lavoretti in subappalto ai grandi lavori, dall’edilizia popolare a Cavarzere al restauro del tribunale di Padova, alla costruzione dell’ospedale di Piove, al restauro del Corner sul Canal Grande o al recupero dell’isola di San Servolo a Venezia. Da Cappai a Mainardis a Matino, con tanti grandi architetti. E la coop di sinistra sorprendentemente si rinforza, in uno scenario non favorevole. «Questo è successo proprio perché Sergio Zerbin aveva tempra ed etica solide», insiste Armano. «aveva una marcia in più. Nelle occasioni importanti, per dire, non regalava bottiglie ma opere d’arte. Per il trentesimo dell’azienda ha fatto fare un bassorilievo a Murer nella sede dell’azienda, oppure regalava stampe. Aveva a cuore la cultura, pur non avendo fatto grandi studi». Negli anni ’90 Zerbin si allontana dall’azienda, anche per problemi di salute. È l’epoca del ricambio: i figli dei fondatori entrano in scena e continuano a far crescere la Clea. Oggi Sergio Zerbin lascia un’azienda solida, ma anche un vuoto enorme nel mondo della cooperazione.

Il funerale di Sergio Zerbin si celebra oggi alle 10.30 nella chiesa di Campolongo. —

Cristiano Cadoni

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