Addio a Margherita Asso la soprintendente di ferro

Guidò con rigore assoluto la tutela a Venezia dagli anni Ottanta ai Novanta Promossa-rimossa dal Ministero per la sua opposizione all’Expo in laguna



Addio alla soprintendente di ferro. La più temuta ma anche la più amata per il suo rigore e la fermezza assoluta nel difendere Venezia e il suo patrimonio monumentale e ambientale. Si è spenta ieri mattina all’Ospedale Civile di Venezia all’età di 92 anni l’architetto Margherita Asso, che per quasi un decennio - dal 1982 al 1991 - fu soprintendente ai Beni Ambientali e Architettonici di Venezia, interprete di una politica di tutela che la rese popolare tra i veneziani per i suoi «no» a molti possibili interventi speculativi sulla città, ma che gli creò non poche difficoltà con il suo Ministero di riferimento - quello dei Beni Culturali - proprio per la sua inflessibilità.

Fino a costargli il posto, nel ’91, con la promozione-rimozione a Roma, contro la sua volontà come ispettore centrale del Ministero, dall’allora ministro dei Beni Culturali Ferdinando Facchiano (in quota Psdi) anche - si disse - per la sua opposizionem a fianco del senatore Bruno Visentini e della giunta rossoverde guidata dal sindaco repubblicano Antonio Casellati - alla fine vittoriosa - all’Expo Venezia voluto allora in prima persona dall’allora ministro degli esteri Gianni De Michelis. «Si dice che si voglia fare l’Expo per fare interventi di salvaguardia e sistemazione della città - ma è solo un pretesto - diceva allora la soprintendente - i soldi per quegli interventi si ci sono già o si possono trovare con il nome di Venezia. La realtà è che si vuole fare altro»

Ma Margherita Asso, pur piemontese di origine, di Venezia si era innamorata e qui aveva scelto di vivere anche dopo la pensione. Con la liquidazione si era comprata una piccola casa all’Angelo Raffaele e qui è rimasta - tra i suoi libri e la sua musica - fino alla fine, quando le complicanze di alcuni problemi di salute l’hanno portata via. Ma alcuna sue battaglie e alcune prese di posizione sono storiche e lungimiranti. Fu la Asso a chiedere per prima al Ministero dei Beni Culturali di vincolare Venezia ai sensi della legge 1089, considerando la città storica, considerandola un unico bene fondamentale, ma il Ministero non volle. Con quel vincolo la Soprintendenza avrebbe potuto ad esempio intervenire con pieni poteri anche sul problema Grandi Navi. Fu la Asso a chiedere il vincolo sul Tronchetto per bloccare la realizzazione del garage multipiano e la lottizzazione turistica, ma un altro ministro dei Beni Culturali, Nino Gullotti (in quota Dc) disse no, dando il via libera alla speculazione. Fu ancora la Asso a impedire che la sansoviniana Scuola Grande della Misericordia continuasse a essere il “palazzetto” della Reyer con i palloni “stampati” sugli affreschi. Non riuscire a impedire il rovinoso concerto dei Pink Floyd in Piazza San Marco, a cui pure era contraria. «Non avevamo i poteri per farlo - disse allora - ci sarebbe voluto il vincolo». Ma tra i suoi celebri «no», quello di un torneo di tennis in Piazza San Marco proposto da Roberto Bettega l’ex attaccante della Juve. Quello alla Cassa di Colmata A. A una gigantesca darsena per yacht all’Arsenale, oggi sede del Salone Nautico del lusso. Ma nel suo mandato a Venezia anche tanto lavoro in positivo, affidato poi al suo libro “Vent’anni di restauri a Venezia”. Un lavoro che le valse nel 2003 anche il Premio Torta per il restauro all’Ateneo Veneto.

Da stamattina la camera ardente al Civile, martedì alle 11 i funerali nella Basilica di San Giovanni e Paolo. —



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