Actv, salta l’accordo: sciopero sabato 6 marzo

Rotta la trattativa sulla disdetta del contratto integrativo da parte dell’azienda. Dalle 10 alle 13 fermi vaporetti e bus
Interpress/M.Tagliapietra Venezia 14.10.2019.- Inaugurazione nuovo pontile actv D/E linee 3-5.2-4.2-4.1. Piazzale Roma. Sindaco Luigi Brugnaro con Giovanni Seno.
Interpress/M.Tagliapietra Venezia 14.10.2019.- Inaugurazione nuovo pontile actv D/E linee 3-5.2-4.2-4.1. Piazzale Roma. Sindaco Luigi Brugnaro con Giovanni Seno.

Rottura definitiva tra sindacati e Avm, indetto un nuovo sciopero per sabato 6 marzo dalle 10 alle 13 (orari che coincidono con gli arrivi e le partenze dai depositi).

Un esito dato per scontato già prima dell’incontro virtuale di ieri pomeriggio tra organizzazioni sindacali, azienda e Prefetto per completare la procedura di raffreddamento prima dell’annuncio dell’astensione dal lavoro. E così è stato.

Sul tavolo, da settimane restava la disdetta nella parte economica e normativa, del contratto integrativo a partire dal prossimo primo aprile, il blocco del turnover e dell’assunzione di stagionali. Nonostante i tentativi del Prefetto, le posizioni delle due parti sono rimaste inconciliabili. Anche ieri, Avm ha confermato di non voler fare nessun passo indietro sulla disdetta dell’integrativo. Il piano di ristrutturazione che ha in mente l’azienda (che ha un buco di 90 milioni di euro per il 2021, di cui una trentina sono stati coperti dai ristori statali) prevede la riduzione dei costi indiretti. Un riassetto industriale con tagli per dipendenti e dirigenti. Nel corso dell’incontro, sono state prospettate ipotesi di riforma della parte normativa del contratto, soprattutto nella parte che riguarda riposi e turni. Ipotesi che però non sgomberavano il campo dalla disdetta del contratto integrativo e che quindi i sindacati hanno ritenuto irricevibili. Da qui, la proclamazione dello sciopero, che sarà nelle stesse modalità di quello (partecipatissimo) dell’8 febbraio. Una dichiarazione unitaria firmata Filt-Cgil, Fit-Cisl, Uilt Uil, Ugl, Faisa Cisal, Usb.

«L’azienda ha voluto mantenere la sua posizione rigida, che ci impedisce qualsiasi tavolo di confronto. Non resta che scioperare» spiega Valter Novembrini (Cgil). Dopo il reciproco scambio di accuse delle scorse settimane, il clima resta pesante. In ballo resta il diritto dei cittadini a un servizio pubblico ed efficiente, dall’altra il diritto dei lavoratori. Sullo sfondo, il ruolo del turismo che negli ultimi anni è servito a garantire il trasporto pubblico locale ma su cui, sostengono i sindacati, non si può fare affidamento come dimostra il calo post acqua alta del 12 novembre 2019 e quello drammatico dei mesi di pandemia.

Negli ultimi giorni, la battaglia si era spostata sui bilanci e sui costi. Da una parte, secondo Mauro Valenti (direttore amministrazione, finanza e controllo del Gruppo Avm) «il personale, 3.100 dipendenti, rappresenta una quota pari al 55% dei costi complessivi con valori unitari più alti rispetto allo standard rilevato a livello nazionale e regionale». Dall’altra, i sindacati hanno parlato di oltre «trenta milioni di costi esterni scaricati sulle casse dell’azienda» nel corso degli anni, comprese operazioni come tram, people mover, park scambiatore ai Pili e strisce blu gratuite durante la pandemia con la scusa degli introiti legati al turismo di massa. Accanto al tavolo tra azienda e sindacati, però, sullo stesso invito del Prefetto resta in piedi il tavolo istituzionale che coinvolga Regione, Comune, azienda per chiedere al governo di riconoscere la specificità veneziana e ottenere più fondi. —



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