Accordo in bilico per i 32 milioni dell’ex Ospedale

Stamattina udienza decisiva davanti al giudice civile Niente sconti sul prezzo. Piergiorgio Baita: «Basta rinvii»
Di Alberto Vitucci

Riunioni frenetiche fino a tarda ora. Legali e contabili al lavoro, consultando anche le banche che hanno concesso i mutui. Potrebbe essere raggiunto in extremis, pochi minuti prima dell’udienza fissata in Tribunale per stamattina, l’accordo tra il Comune e la Finanziaria Est Capital sull’ex Ospedale al Mare. I privati hanno chiesto la restituzione dei 32 milioni di euro già versati per “inadempienze” del Comune. Ca’ Farsetti ha replicato chiedendo il blocco della somma. E dopo due rinvii, il giudice civile Liliana Guzzo ha fissato per stamattina l’udienza che potrebbe essere decisiva.

Come evitare che l’intera operazione salti?

Da mesi il sindaco Giorgio Orsoni e il presidente di Est Capital Gianfranco Mossetto con i loro tecnici cercano di trovare una via d’uscita. L’ipotesi emersa alla vigilia dell’udienza del 23 dicembre sembrava risolutiva, Niente sconti sul prezzo, ma “un’assunzione del rischio” da parte del Comune. Con la costituzione di un fondo “Città di Venezia” dove sarebbero confluiti una parte dei 32 milioni versati. Il Comune insomma rinuncia a una parte dell’incasso immediato, ma diventa azionista dell’operazione Ospedale al Mare, assumendone rischi e potenzialità. Anche allora sembrava tutto fatto, ma la firma era slittata. «Questione tecnica, lo spirito è costruttivo», avevano commentato le parti. Adesso si ricomincia. Ieri il sindaco era a Roma a una riunione dell’Anci. «Attendo una proposta», dice. Mossetto ha consultato a lungo i suoi soci investitori, che compongono i capitali della società Real Venice 2 (Mantovani, Fincosit, Condotte, le imprese del Mose). «Ci è stato chiesto se eravamo disposti a rinviare al 20 febbraio ma abbiamo detto no», dice Piergiorgio Baita, presidente della società di maggioranza Mantovani, «possiamo gestire le varie soluzioni, ma come imprese non possiamo reggere ancora l’incertezza». Dunque, una decisione è nell’interesse delle imprese, che hanno i capitali immobilizzati e le banche che cominciano a reclamare, ma anche per il Comune. Dopo anni di polemiche e progetti sbagliati, il Palazzo del Cinema è ancora ridotto a un grande buco. Per finanziare il nuovo progetto (auditorium molto più piccolo dell’ipotesi originaria, verde e servizi aperti alla città) occorrono però i soldi dell’operazione ex Ospedale. «Al momento non ho segnali di accordi vicini», dice Luigi Bassetto, viceirettore generale del Comune che gestisce i rapporti con Est Capital, «ma una cosa è certa: non potremo fare sconti. Quei soldi servono per un’operazione di restauro dell’area del Palazzo del Cinema. Il contratto preliminare firmato parla di 61 milioni di euro, e lì dovremo arrivare». Unica possibilità è quella di “trasformare” una parte dei soldi in azioni. Il progetto dell’ex Ospedale – che dovrà diventare residenze di lusso, centro benessere, negozi con darsena a San Nicolò da mille posti barca – era stato approvato con i poteri del commissario. L’ex nosocomio venduto dall’Asl 12 con l’accordo di Comune e Regione. Adesso da quasi tre anni è tutto bloccato, compresi i restauri di Des Bains ed Excelsior, oggi in vendita. L’accordo, se si farà, potrebbe far ripartire un progetto partito male.

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