A Mestre lo Zuccante a Padova il Cornaro Capo in due città diverse

«Dovendo gestire più scuole il rischio è di non riuscire a seguire tutto, con ricadute negative sulla didattica e il funzionamento degli istituti». Massimo Vezzaro ha 64 anni, è il dirigente scolastico dell’Istituto Tecnico Tecnologico Carlo Zuccante di Mestre che conta 800 alunni e del Liceo linguistico scientifico Cornaro di Padova che ne conta 1200. Prima di diventare dirigente scolastico, ruolo che ricopre da 11 anni, ha insegnato italiano e storia. Vive a Padova, ma fa su e giù continuamente per riuscire a seguire entrambi gli istituti che dirige.

Quali sono i compiti di un dirigente scolastico?

«Sono diversi - spiega Massimo Vezzaro -. Il dirigente scolastico segue tutti gli organismi collegiali. Predisponiamo il piano collegiale che riguarda tutte le attività. Tra le tante, per esempio, il numero dei consigli di classe da tenere durante l’anno. Poi abbiamo la responsabilità degli acquisti di materiali e attrezzature che servono alla scuola».

Poi c’è la parte relativa alla didattica, giusto?

«Esatto. Attraverso atti di indirizzo e l’organizzazione dei docenti seguiamo il piano triennale dell’offerta formativa. Definiamo le cattedre, la loro assegnazione. Se un docente è assente ci occupiamo poi di trovare una supplenza. Seguiamo anche i progetti europei che mettono a disposizione risorse fondamentali per implementare l’offerta formativa: penso all’Erasmus Plus. Ma seguiamo anche l’alternanza scuola-lavoro, fondamentale per la formazione degli alunni. Gestiamo i contatti con le aziende e le convenzioni».

Come si riesce a espletarli seguendo più scuole contemporaneamente?

«Devo dire che ci sono situazioni difficili con dirigenti scolastici che devono seguire numerose scuole. Penso agli istituti comprensivi che magari contano più scuole in Comuni diversi. In quel caso si è costretti a confrontarsi con assessori all’istruzione diversi. Io seguo un istituto a Mestre e uno a Padova, da una parte mi rapporto con la Città Metropolitana e dall’altra con la provincia di Padova, e non sempre è semplice».

Non c’è il rischio di non riuscire a fare tutto?

«Il rischio è che alcune pratiche si rallentino. Magari una scuola necessita di un laboratorio, ma non si riesce a seguire velocemente la procedura di acquisto e così gli alunni restano per un periodo di tempo prolungato senza attrezzature necessarie alla didattica. Ma c’è anche un altro aspetto».

Quale?

«Seguendo molte scuole non si riesce a essere sempre presenti nei diversi istituti. E così è difficile capire le problematiche degli alunni o confrontarsi quotidianamente con i docenti e il personale amministrativo. In questo modo è difficile pianificare insieme innovazioni nella didattica e creare quel clima e quelle relazioni che sono fondamentali per dare un’offerta formativa di qualità elevata». —

M.Rib.

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