A Chioggia il museo del Grande Torino dedicato ai Ballarin

CHIOGGIA . Un museo del Grande Torino a palazzo Ravagnan. La giunta ha deciso di concedere in comodato d’uso gratuito agli eredi dei fratelli Aldo e Dino Ballarin, giocatori granata morti nella tragedia di Superga nel 1949, e all’associazione sportiva Football evolution events academy i locali, del piano terra dello storico palazzo di riva Vena. Lì vi allestiranno il “Museo Ballarin Chioggia-Museo del Grande Torino e del calcio chioggiotto”. Ora la palla passa all’ufficio sport che dovrà occuparsi di tutti gli adempimenti e all’ufficio manutenzioni dei Lavori pubblici per gli interventi di risanamento e messa in sicurezza.
Chioggia non ha mai dimenticato i fratelli Ballarin e il loro triste destino. Le iniziative di commemorazione estemporanea non sono mai mancate, ma il museo permetterà quel riconoscimento ufficiale e duraturo sollecitato da più parti.
«L’amministrazione comunale condivide non solo con gli appassionati, ma con la città tutta, l’obiettivo di tenere in vita la memoria dei fratelli Ballarin e la storia del calcio locale», spiega l’assessore alla Cultura e allo Sport, Isabella Penzo, «negli ultimi anni sono state molteplici le iniziative a riguardo, ma finalmente riusciamo a fare questo importante passo: dedicare uno spazio esclusivo, con foto inedite e cimeli di famiglia, grazie alla collaborazione dei parenti dei campioni». L’incidente aereo di Superga non ha segnato solo il mondo del calcio, ma ha segnato la storia stessa della nazione.
«Dopo tanti anni», racconta la nipote di Dino Ballarin, Nicoletta Perini, «siamo a pochi passi dall’esaudire un sogno: aprire il Museo di Aldo Dino Ballarin del Grande Torino e del calcio chioggiotto. Ho l’onore di essere la nipote di Dino e da tanti anni assieme a mio marito organizziamo eventi per ricordare i nostri cari e promuovere i veri valori dello sport. Assieme ai familiari di Aldo, in particolare con Aldo Cappon, presidente del Toro club Ballarin Veneto, gestiremo il museo con passione e entusiasmo». —
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