Venezia, una medicina da tre punti
Risposta immediata sul piano dei risultati dopo il tonfo di Manfredonia. Liquidata la Paganese nel primo tempo. E Aprea al 90’ salva l’1-0. La squadra non brilla, ma il gol di Ezio Brevi restituisce carica e fiducia. Traversa di Collauto su punizione Blanda la reazione dei campani Poche emozioni, ripresa soporifera

VENEZIA
. Come la pastiglia per il mal di denti. Non risolve il problema, ma almeno ti toglie provvisoriamente il dolore e ti permette di tirare avanti fino al prossimo allarme. La pastiglia stavolta è quel pallone scaraventato in porta da Ezio Brevi, un pallone da tre punti che almeno allevia le sofferenze post Manfredonia. Ci voleva, questa vittoria, per tanti motivi. Primo tra tutti quello che permetterà alla squadra di preparare con maggior serenità la sfida di Monza. Onestà ci impone tuttavia di dire che il momento grigio della squadra - il dente che fa male - non è passato, ci sono alcuni giocatori con le pile scariche, creare gioco diventa difficile, ripartire in velocità quasi impossibile. Anche con una bella classifica.
Double face.
Punto primo, dunque, questa Venezia-Paganese chiusa sull’1-0 non sarà una partita indimenticabile. Nel bilancio dei novanta minuti comunque Collauto e soci possono metterci qualcosa anche oltre al gol, ossia una traversa piena, centrata da Mattia Collauto su punizione, e due occasioni limpide in contropiede (Gennari e Romondini), nate da errori della Paganese e morte con errori arancioneroverdi e palla scaricata addosso al coraggioso Botticella. Questo per dire che se il Venezia non ha incantato, la Paganese non può aggrapparsi a nulla per giustificare la sconfitta. Preso il gol alla mezzora, l’unico vero brivido per Aprea arriva solo al 90’, un gran destro di Perna inidirizzato sotto la traversa e messo in corner dal portiere in volo. Stop. Venezia double face però perchè se almeno nel primo tempo qualcosa succede, ed è colorato d’arancioneroverde, il secondo è di un piatto assoluto, tanto calcio arruffato in mezzo, nessun utilizzo di corsie esterne, portieri tranquilli fino al 90’, per la già raccontata parata di SuperAprea.
Ritocchi.
D’Adderio cambia qualcosa, riprova Teoldi a destra, sposta Pesoli al centro e la scelta toglie pressione a Mei che ultimamente era sulla graticola. Torna capitan Collauto, risparmiato a Manfredonia, e il capitano riprende la bacchetta, pur giocando una partita atipica, con numerosi tagli verso il centro anzichè gli affondi sulla corsia destra da trasformare in cross. Qualche ritocco va fatto anche in corsa, Romondini e Teoldi escono per infortunio e sono due cambi che forse penalizzano Zerbini, visto pimpante in settimana ma costretto ancora alla panchina. Da segnalare inoltre che Mei fa il secondo tempo da esterno destro, una opzione in più per il futuro, visto che l’infermeria è assiduamente frequentata dai difensori.
Il rimpianto.
In genere si dice che una squadra ha sofferto perchè non ha saputo chiudere la partita. Il Venezia non ha sofferto, ma non ha avuto la forza o la lucidità per chiuderla. E se la Paganese avesse avuto una maggior consistenza (assolutamente negativa la sua marcia lontano da casa), avrebbe potuto pentirsene. Gennari si mangia il 2-0 e poco dopo Romondini fa il bis (e resta con la coscia in mano), per cui è giusto festeggiare la vittoria ma anche tenere le antenne dritte e cercare di imparar qualcosa dagli errori. Quanto al secondo tempo, la Paganese gioca una sola carta, quella di alzare la linea dei difensori creando qualche problema per Poggi e Gennari o chi altri (Pradolin) sono cercati con palloni lunghi. In questa fase manca la giocata in profondità, alla fine il Venezia se ne accorge ma può solo gestire la palla e tenersi stretto l’1-0.
Applausi.
Chi ha scelto di restar fuori per manifestare il proprio no alla tragica morte del tifoso laziale lo ha fatto in modo civile e senza eccessi. Chi ha preferito occupare curva o distinti o tribuna lo ha fatto in modo altrettanto civile e rispettoso. Il Venezia ha una tifoseria di qualità. Pochi, ma buoni, si dice. Ieri 522 paganti più gli abbonati. Buoni, ma pochi.
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