Quando al Penzo entrò un leone con la maglia del Padova
PADOVA. I veneziani, quando c’era il derby, spingevano in campo le galline. E così una volta un padovano portò a Sant’Elena un leone, simbolo del Venezia, con la maglia biancoscudata. Lo racconta un tifoso del Padova, nell’ambito del gioco “I love Padova” organizzato da “Il mattino”. Ricordi limpidi, quelli di Giuliano Gobbo, 66 anni, agenti di commercio in pensione, leader del club “I Ruspanti”, uno dei club più goliardici degli anni Ottanta.
Un leone vero, al Penzo, con tanto di maglia del Padova, tenuto in braccio lungo tutto il percorso di Riva degli Schiavoni. Tutto molto semplice, nel 1982. Lo dimostra anche la foto qui sotto. «Ricordo ancora con grande piacere quella trasferta» racconta Gobbo, «tutto è nato quasi per gioco. Era arrivato un circo a Padova, se non ricordo male il circo Embell Riva. Andammo a chiedere se potevamo portare un leone allo stadio. Ci dissero di sì. Se accompagnato. Quello che lo ha in braccio, nella foto, è il domatore. Che venne con noi in trasferta. Quante risate. Anche perché c'eravamo messi d'accordo con i tifosi del Venezia. Loro avrebbero portato allo stadio una gallina con la maglia neroverde. Non vi dico quando il leone ha visto la gallina. Ha fatto il disastro».
Un leone allo stadio. Tifo d'altri tempi. Come minimo oggigiorno il leone avrebbe qualche problema a passare indenne (si fa per dire...) i controlli di polizia e i tornelli. Senza contare che non potrebbe avere la tessera del tifoso per andare in trasferta. E non per una questione di volontà.
«La maglia che indossava il leone era quella di Cina Pezzato» continua Gobbo, «ricordo che allo stadio cominciò a piovere. Il domatore ci disse che il leone non poteva bagnarsi. Così chiedemmo al magazziniere del Venezia di chiuderlo in uno sgabuzzino. Al termine dell'incontro, quando lo andammo a riprendere aveva distrutto tutto. Il magazziniere si arrabbiò tantissimo. Ma se la incartò». Gobbo, trent'anni dopo, non ha perso la voglia di ridere. E di andare allo stadio. «Ma è tutto diverso...». Anche la rivalità tra veneziani e padovani, forte e accesa, era goliardica. Lo scherzo, lo sfottò e l’ironia vincevano contro l’insulto.
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