Calcio, amore e pizzeria: Zane, l’eroe di Wembley

CA’ SAVIO. Quando Denis Zane esordì in Prima categoria come attaccante del Treporti, mai avrebbe immaginato di calcare il prato leggendario di Wembley, sogno di chiunque gioca a pallone. Vent’anni dopo, con gli scarpini appesi al chiodo già da parecchio, il trentaseienne Zane entra nella leggenda del calcio: gioca a Wembley un quadrangolare insieme alle vecchie glorie del calcio inglese e segna addirittura due gol. La sua squadra, l’Afc Bowyer ha come capitano Lee Bowyer, storico centrocampista londinese che trascinò nella stagione 2000-2001 il Leeds alle semifinali di Champions League. Le altre tre portano il nome di altri grandi calciatori del passato.

Il Dowie Athletic di Ian Dowie, il Lomas Town di Steve Lomas, capitano per diciassette partite dell’Irlanda del Nord tra il 1997 e il 2003 e l’Hendrie Rovers della colonna del centrocampo dell’Aston Villa dal 1993 al 2006. In mezzo a tutti questi monumenti del football Denis Zane si ritaglia il momento di gloria che ha già iniziato a raccontare da Londra, dove ora vive, agli amici vicini e lontani attraverso facebook. «Se ci penso, non mi pare vero. Ho fatto due gol in uno degli stadi più leggendari del calcio e non solo. In Inghilterra è nato il pallone, la mia più grande passione e sono finito nel posto giusto per vivere» racconta.
«Il quadrangolare si è giocato la scorsa settimana, ed era un avvenimento per chi aveva un box riservato all’interno dello stadio» continua Zane, «e solo due “fuori quota” potevano partecipare a questo torneo, io ho avuto la fortuna di essere uno di quei due. L’anno scorso a Londra avevo giocato una partita di beneficenza per la lotta contro i tumori in ricordo del giovane calciatore dell’Aston Villa Dylan James Tombides». Denis Zane ha lasciato Ca’Savio sette anni fa, valigia pronta, via in Australia.

«Per più di un decennio ho fatto pizze a San Marco, poi ho scommesso su di me. Sono partito da solo per l’Australia, dall’altra parte del mondo» ricorda ancora, «perché ero attratto dal nome ed era l’occasione giusta per imparare l’inglese. Poi ho fatto un’esperienza a Ginevra, infine mi sono trasferito a Londra».
La vita inglese dell’ex giocatore del Treporti potrebbe portare il titolo di un film “Amore, fornelli e calcio”. «Esatto. Qui ho conosciuto la mia ragazza, Inga, lituana, siamo fidanzati da tre anni. Lavoro come cuoco in un ristorante e cucino un po’ di tutto, anche la pizza nera con frutti di mare, bottarga e pecorino sardo. E ogni tanto faccio le seppie in umido con gnocchi di semolino e salvia, la mia specialità. E poi il calcio. La mia abitazione è a dieci minuti da quattro stadi, anche se è molto difficile trovare biglietti per le partite, il 98% degli stadi è già pieno. Sono stato nel tempio dell’Arsenal e al Stamford Bridge, del Chelsea, per comprare la maglietta ufficiale a mio fratello Sebastiano che gioca nel Cavallino. Volevo farmi un’idea del football e anche per vedere il livello dei giocatori e chiedermi se sarei stato in grado di arrivarci anch’io. Se avessi avuto più testa. Ho anche sofferto, ma quei due gol a Wembley...».
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