Zaia sul nuovo hospice pediatrico: «Un modello di civiltà da replicare in tutta Italia»
Il presidente Zaia sull’avvio operativo dell’hospice pediatrico di Padova: «Assisterà oltre 400 bambini l’anno. È un progetto di civiltà che il Paese dovrebbe adottare come modello».

«Un modello pubblico-privato da replicare altrove». Luca Zaia, oggi presidente del consiglio regionale ma per tre mandati alla guida della giunta veneta, definisce così il progetto del nuovo hospice pediatrico di Padova, entrato proprio in questi giorni nella sua fase più concreta. La fondazione “La miglior vita possibile” ha consegnato all’Azienda Ospedale Università il progetto esecutivo per la ristrutturazione dell’edificio di via Falloppio 17, destinato a diventare la sede del Centro regionale per le cure palliative pediatriche.
Un passaggio decisivo che apre la strada all’avvio dei lavori e alla realizzazione di una struttura unica nel panorama nazionale. L’hospice si svilupperà su quattro piani per circa 3 mila metri quadrati, con un’area verde di 730 metri. Ospiterà otto stanze singole di degenza, una cucina, un salotto polivalente, un ambulatorio, uno spazio per la spiritualità e una palestra riabilitativa. In Italia esistono nove hospice pediatrici, ma quello di Padova rappresenta un unicum: primo nel Paese, è l’unica rete specialistica di terapia del dolore e cure palliative pediatriche. Segue oltre 400 bambini ogni anno, garantendo assistenza domiciliare, ricoveri e reperibilità telefonica continua, con l’obiettivo di coprire l’80% del fabbisogno regionale entro due anni.
Presidente Zaia, lei ha seguito questo progetto con particolare attenzione. Cosa rappresenta questo momento?
«È un grande segnale di civiltà».
Perché?
«Perché è incivile lasciare soli i bambini e le loro famiglie. Questo hospice è un modello nazionale: con questa struttura riusciremo ad assistere oltre 400 bambini, anche attraverso l’assistenza domiciliare. È un progetto che qualifica profondamente la nostra comunità. È unico nel suo genere e il governo dovrebbe fare tesoro dell’esperienza veneta, che mette insieme pubblico e privato, rendendola un modello replicabile».
Quando e perché la Regione ha scelto di sostenere con convinzione questo progetto?
«Personalmente l’ho sempre sostenuto e come Regione abbiamo sempre risposto presente. Su oltre 11 milioni di euro di investimento complessivo, 9,9 arrivano da Stato e Regione. Lo abbiamo fatto innanzitutto perché la fondazione è un interlocutore di qualità, che lavora unicamente con spirito di solidarietà e compassione. Inoltre, il Veneto sta investendo fortemente nella sanità pediatrica: penso all’Ospedale Donna e Bambino, alla nuova Pediatria da 120 milioni di euro e a tutti i professionisti straordinari che abbiamo. Questo progetto per noi è irrinunciabile».
Quanto è stata importante la sinergia tra pubblico e privato?
«È stata fondamentale. La determinazione della fondazione, la sua energia e il suo ruolo di catalizzatore di altri soggetti sono stati unici. I modelli pubblico-privato che hanno come unico faro l’umanità sono destinati a fare molta strada. E questo non è un punto di arrivo, ma di partenza».
In che modo l’hospice rafforza il ruolo del Veneto come riferimento sanitario anche oltre i confini regionali?
«È in via Falloppio, a Padova, ma sarà di tutto il Veneto e, se ci sarà spazio, anche per chi arriva da fuori regione. Certifica un’attenzione che va oltre la sanità e tocca il sociale: dietro la malattia di un bambino c’è sempre il disagio di un’intera famiglia. Fa venire i brividi pensare che in Italia ci siano così pochi hospice pediatrici rispetto ai bisogni reali: parliamo di circa 35 mila bambini eleggibili alle cure palliative pediatriche».
Che impatto avrà sulla qualità della vita dei bambini e delle famiglie?
«Le famiglie hanno diritto a essere aiutate. Oggi molte restano sole, spesso a casa, senza un supporto adeguato. Questa rete di cure palliative, a livello nazionale, deve essere molto più diffusa e presente. Ma mi lasci aggiungere un’altra cosa».
Prego.
«Abbiamo professionisti straordinari: se non esistessero, bisognerebbe inventarli. Hospice significa accoglienza, cura e dignità fino in fondo». —
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