Zaccariotto-Todaro, una poltrona per due

A Padova e Belluno il Carroccio scalpita ma l’intesa è ancora lontana
Francesca Zaccariotto
Francesca Zaccariotto
La Provincia di Venezia al Carroccio? Zaccariotto o Todaro in corsa in laguna cedendo Padova al Pdl? Il nome del candidato che sfiderà il centrosinistra di Davide Zoggia per Ca’ Corner non è scontato. E l’aritmetica politica dovrà tener conto anche del fatto che Francesca Zaccariotto è sindaco di San Donà: lei dice che in caso di vittoria manterrebbe il doppio incarico, ma sarebbe la prima volta. Per ora è tutto rimandato, ancora una volta. Ieri, l’attesissimo consiglio nazionale della Lega - ovvero una sorta di vertice regionale - si è trasformato in uno sfogatoio di scontenti e silurati.

 

A quel punto - si dice - che al leader regionale, Gianpaolo Gobbo, non sia rimasto che raccogliere istanze e dubbi, da girare a sua volta direttamente al leader maximo del Carroccio, cui toccherà lavorare di livella. Il tempo stringe: giovedì, infatti, i segretari veneti dell’alleanza di centrodestra, Gianpaolo Gobbo e Alberto Giorgetti, si incontreranno, nel tentativo di tirare le somme. A questo punto i candidati, o aspiranti tali, scalpitano ai blocchi di partenza, dato che l’alleanza di Arcore ha consegnato loro in dote le Province più ostiche - attualmente tutte tinte di rosso - ovvero Belluno (guida Reolon), Rovigo (Saccardin) e Venezia (Zoggia). Da qui la nuova variabile che rischia di scombinare i labili equilibri, fin qui raggiunti. Confermato un tiepido gradimento degli alleati per Francesca Zaccariotto a Venezia - destinata a prevalere su Sandro Todaro - il Pdl avrebbe fatto sapere invece di non gradire i candidati espressi dal Carroccio, in particolar modo a Rovigo, dove l’indicazione è di lanciare Alessandro Zanforlini D’Isanto e Belluno dove è pronto a scendere in pista Gianpaolo Bottacin, capogruppo in Consiglio regionale. Alla candidatura di quest’ultimo manca giusto l’ufficialità. Eppure, di fronte ai nomi espressi dalla Lega a Rovigo e Belluno, il Pdl avrebbe chiesto di ampliare la rosa, con disappunto del Carroccio, già alle prese - come si diceva - con piazze particolarmente difficili. Insomma, il Pdl, nella declinazione Fi, starebbe giocando a fare il Carroccio. Proprio su questo ulteriore malessere starebbe quindi lievitando lo scontento che ha fulcro a Padova, dove il Popolo della Libertà ha fatto man bassa, scegliendo di correre sia per il Comune (dove si attende il via libera alla candidatura dell’ex aennino Maurizio Saia) che per una vittoria scontata in Provincia. Nel calderone anche la Provincia di Verona, dove il Pdl si affida ad Antonio Pastorello, braccio destro del sottosegretario Brancher e, come tale, non gradito alla sponda galaniana. «A questo punto, se il Pdl rimette mano agli accordi si rivede tutto» rumoreggia il Carroccio che, tra le lamentele, ha evidenziato la difficoltà e la fatica di lavorare compatibilmente con l’alleato interlocutore.

 

Accelerata, invece, sul fronte delle Europee: ieri Gobbo, pallottoliere alla mano, ha chiesto infatti ai suoi di procedere con le autocandidature. Fermo restando il nome di Bossi capolista, il Carroccio sta procedendo alle verifiche sulle poltrone che i veneti dovrebbero portare a casa. L’idea di massima è di esprimere un candidato per Provincia, con almeno tre nomi forti, ovvero “acchiappavoti”. Rinunciato a schierare i cavalli di razza, Luca Zaia e Flavio Tosi, si profila il nome del padovano Maurizio Conte.

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