West Nile, un contagiato nel Padovano: era stato dimesso, poi la febbre

Un uomo di 54 anni di Monselice in gravi condizioni: aveva accusato una leggera febbre, era stato ricoverato e poi dimesso. Il fratello: «Crediamo possa essersi infettato con le zanzare che proliferano nelle acque stagnanti della nostra via»

Giada Zandonà
Una disinfestazione contro la West Nile
Una disinfestazione contro la West Nile

Primo caso di West Nile a Monselice: un 54enne è ricoverato all’ospedale Madre Teresa di Calcutta in gravi condizioni. Anche nella cittadina della Rocca è arrivata la cosiddetta febbre del Nilo.

Il caso è stato accertato dai medici martedì mattina, 29 luglio, dopo diversi esami e accertamenti. Tutto è cominciato una settimana fa, quando F. C., residente a Monselice, ha accusato una leggera febbre. «Mio fratello ha cominciato a stare male, la febbre andava e veniva fino a quando sabato pomeriggio è salita oltre i 38 gradi e nessun farmaco riusciva ad abbassarla. Per questo ci siamo recati in pronto soccorso alle 16.30», racconta il fratello Simone. «Da qui sono cominciate varie peripezie: dopo essere stato visitato alle 23 è stato ricoverato per poi essere dimesso, senza dirci cosa aveva, alle 6 del mattino dopo». La moglie dell’uomo, però, si è accorta subito che qualcosa non andava.

«Mia cognata, dopo aver parlato con il marito per portarlo a casa, si è resa conto che non era lui, non ragionava. Per questo ha sollecitato i medici a nuovi controlli e hanno deciso di sottoporlo a una tac. Nemmeno il tempo di arrivare nel reparto che ha avuto una specie di crisi epilettica ed è stato quindi ricoverato», continua il fratello. Martedì mattina la diagnosi: West Nile.

«Le sue condizioni sono gravi, è sempre stato in buona salute ma questa febbre del Nilo lo ha provato moltissimo. In queste ultime settimane non si è mai spostato da casa e siamo preoccupati perché crediamo possa essersi infettato a causa delle zanzare che proliferano nelle acque stagnanti della nostra via. Sono anni che con pec e incontri chiediamo un intervento, dato che spesso finiamo sempre sott’acqua, ma niente è stato fatto dall’amministrazione comunale. Oggi ci ritroviamo con acqua stagnante costante, dato che le pendenze e la chiusura di alcuni fossi impediscono il suo scorrimento. Uno stagno a cielo aperto in cui prolificano le zanzare», conclude Simone C.

La questione dello scolo delle acque in via della Piera era stata sollevata più volte anche dal consigliere di opposizione Fabio Conte: «Il mio intervento non vuole essere polemico, ma è doveroso ricordare che sia i residenti sia io in sede di Bilancio in Consiglio Comunale abbiamo più volte avanzato segnalazioni e sollecitazioni sul problema dei fossi» spiega Conte. «Ho evidenziato la scarsa progettualità e l’insufficienza delle risorse stanziate, sottolineando il rischio non solo di allagamenti che puntualmente si verificano, ma anche di ricadute sanitarie potenzialmente gravi».

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