Verona, duello finale L’ultima carta di Tosi tra veleni e denunce

Il caso Giacino accende la vigilia, Bisinella: «Ci pedinano» Centrodestra con Sboarina, a sinistra sfida Pd-rossoverdi
VERONA. L’ombra lunga di Vito Giacino, intossica la vigilia elettorale veronese. Due istantanee pubblicate sul web ritraggono l’ex vicesindaco tosiano condannato per tangenti dapprima in un bar a colloquio con la senatrice Patrizia Bisinella - fidanzata di Flavio Tosi e candidata sindaco - e poi in compagnia dello stesso Tosi. Abbastanza per suscitare la furia di quest’ultimo: «Da settimane Patrizia ed io siamo pedinati, spiati, fotografati con il teleobiettivo, sono metodi disgustosi che mirano ad inquinare la campagna elettorale», le sue parole; accompagnate da una denuncia alla Procura della Repubblica sottoscritta anche dalla parlamentare. Non bastasse, a poche ore di distanza, la Corte di Cassazione, accogliendo in parte le richieste della procura generale, ha ordinato un nuovo processo d’Appello a carico di Giacino che ora rischia (al pari della moglie Alessandra Lodi) un aggravio di pena rispetto ai 3 anni e quattro mesi inflittigli per concussione a danno del costruttore Alessandro Leardini: «Dopo la mia denuncia e l’inchiesta», afferma l’imprenditore «l’amministrazione Tosi mi ha dichiarato guerra usando tutto il suo potere per non farmi più lavorare». Parole come pietre, oggi rilanciate dall’«Espresso» che cita a riguardo la revoca dell’affidamento di due progetti urbanistici alle imprese di Leardini. Veleni e sospetti, già, che inducono l’outsider Michele Croce (Verona pulita) a puntare l’indice verso Palazzo Barbieri: «In questi anni gli amministratori hanno trasformato il municipio in un comitato d’affari». Tant’è. Domenica si profila un duello all’ultimo voto; escluso un successo al primo turno, a contendersi il ballottaggio - oltre a Bisinella - sono Federico Sboarina (centrodestra), Orietta Salemi (centrosinistra) e - più distanziato, nei sondaggi almeno - l’alfiere del M5S Alessandro Gennari.


Sboarina, avvocato quarantenne di provenienza An, conta sul sostegno di Forza Italia (con l’eccezione dell’ex viceministro Alberto Giorgetti), Lega e Fratelli d’Italia; combattivo, dinamico, dotato di solide “credenziali” antitosiane, ha convinto il Carroccio a desistere da una candidatura di bandiera (quella del senatore Paolo Tosato) e lo stesso Luca Zaia, comiziando all’ombra della Verona, ne ha pronosticato il successo. Sul versante di centrosinistra, le speranze sono affidate a Orietta Salemi, consigliere regionale del Pd; docente liceale di latino e greco, “rifondarola” in gioventù e ora renziana, forte del sostegno del partito ha vinto le primarie dem superando l’indipendente Gustavo Franchetto. Gode di stima personale ed è piuttosto popolare in città ma ad insidiarla, sull’alaa sinistra, c’è la concorrenza “rossoverde” di Michele Bertucco, capogruppo uscente del Pd in consiglio comunale, che potrebbe sottrarle consensi preziosi. La scommessa a 5 Stelle poggia sulle spalle (muscolose) del trentenne Gennari, ex giocatore di rugby; lavora nell’azienda di famiglia (interni e tendaggi) e alle comunarie ha conquistato la nomination con 85 voti su 226 in totale, non esattamente un bagno di folla. Cinque anni fa alle comunali il M5S rimase sotto quota 10 per cento, alle regionali 2015 sfiorò il 14 per cento. «Siamo in crescita», giurano i grillini. Si vedrà.


Un occhio a domenica, l’altro al ballottaggio del 25 giugno. Il centrodestra confida nell’esclusione di Bisinella, convinto che in tal caso l’elettorato tosiano si sfalderà, finendo, in larga parte, per premiare lo sfidante moderato. Salemi, da parte sua, promette «trasparenza e discontinuità»; nell’eventuale battaglia decisiva, la prof farà appello all’«intero ventaglio progressista», pentastellati inclusi.


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