Venezia diventa città griffataper dare ossigeno al bilancio
Realizzare prodotti a tiratura limitata dedicati alla città lagunare più famosa al mondo e venderli, dando parte del ricavato al Comune. Un sempio: il "marchio Venezia" per il restauro dei musei civici

L'obiettivo è ambizioso: realizzare e vendere prodotti a tiratura limitata dedicati a Venezia, cedendo parte del ricavato al Comune. E utilizzare i fondi racimolati con la griffe "Venezia" per sostenere il restauro di uno degli edifici dei musei civici. Tra gli articoli in fase di lancio non ci sono solo abiti e gioielli, ma anche oggetti e prodotti per la casa. Il lusso entra così nel bilancio di Ca' Farsetti, con un progetto lanciato dal gruppo La Quinta d'intensa con gli uomini del marketing del Comune di Venezia.
Tra i grandi marchi che parteciperanno alla campagna Damiani e Salvini, Loro Piana e Tod's, Trussardi e Calderoni. E poi ecco il lampadario in foglie di vetro di Murano Pulse prodotto da Andromeda, il cavatappi in acciaio smaltato Arlecchino disegnato da Alessandro Mendini per Alessi, la bottiglia di grappa cru monovitigno Pignolo Vigna Nonino, e ancora la collana di perle in vetro soffiato Manuela dell'Antica Murrina Veneziana o il collier Angelo di Bliss. L'anno scorso è stato di circa mezzo milione di euro l'apporto del marchio Venezia alle casse del Comune.
E ora la strategia messa a punto dall'ex sindaco Paolo Costa, l'ideatore del marchio Venezia, conosce una nuova puntata, appunto quella del lusso, che succede alla stagione delle royalty e delle sponsorizzazioni. Cosa non si fa, in Comune, per trovare nuove risorse finanziarie.
Vendere il marchio Venezia per trovare soldi a beneficio della città. E' una strategia giusta?
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