Vannacci a Venezia: in posa sul portone chiuso dell’ateneo veneto, poi la stoccata a Zaia

Per Vannacci e l’assessore al commercio di Venezia, Sebastiano Costalonga, però, più che una provocazione è «un ribadire i nostri principi. Siamo stati colpiti dalla decisione dell’Ateneo». Poi il botta e risposta (a distanza) con Zaia

Maria Ducoli
Vannacci con l'assessore Costalonga davanti al portone chiuso dell'ateneo veneto
Vannacci con l'assessore Costalonga davanti al portone chiuso dell'ateneo veneto

È iniziata con una provocazione, la mattinata del generale Roberto Vannacci a Venezia.

Prima del convegno sul futuro del commercio in centro storico e sulla proposta di un patentino linguistico per i commercianti, all’hotel Amadeus in lista di Spagna, il leghista ha risposto alle domande della stampa davanti al portone chiuso dell’Ateneo Veneto, dove inizialmente avrebbe dovuto svolgersi il convegno.

Poi, però, la presidente dell’istituzione culturale veneziana, Antonella Magaraggia, ha negato l’autorizzazione all’uso della sala, giustificando la scelta con la concessione della sala “solo in assenza di esponenti politici nazionali".

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Per Vannacci e l’assessore al commercio di Venezia, Sebastiano Costalonga, però, più che una provocazione è “un ribadire i nostri principi. Siamo stati colpiti dalla decisione dell’Ateneo, in una democrazia tutti dovrebbero poter esprimere le loro idee, anche quando sono diverse”.

Vannacci è arrivato in centro storico direttamente dal raduno leghista a Pontida, nel Bergamasco.

«Sempre un bell’appuntamento per ribadire i nostri ideali», commenta. Proprio a Pontida, il governatore uscente Luca Zaia ha lanciato il nome di Alberto Stefani. «Sono d’accordo», commenta Vannacci, «Stefani è un valido candidato, lo sosterremo».

Nel raduno del Carroccio, però, non è mancato il punzecchiamento di Zaia, da sempre critico nei confronti del generale. «Vannacci può essere un valore se diventa leghista», ha detto il presidente.

Ora, a rispondere è il generale: «Sono già leghista, i miei valori sono sovrapponibili a quelli del partito. Semplicemente, ognuno porta una propria interpretazione».

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