Unabomber, Trieste non molla la presa su Zornitta
L’ingegnere resta indagato. E intanto spuntano novità legate alla perizia sul lamierino: alcuni esami condotti nel laboratorio dei consulenti di Zornitta. Il pm Pace: «Alterazione del lamierino non dolosa».

VENEZIA.
Mentre il Procuratore capo di Trieste Nicola Maria Pace conferma che Elvo Zornitta, sospettato di essere Unabomber, resta indagato, la vicenda si arricchisce di nuovi singolari particolari dopo la perizia sul lamierino. A conferma di come questa inchiesta stia diventando un pantano infido. Episodi legati alla perizia degli esperti del gip Stefano Manduzio. Perizia che conferma la manomissione del famigerato lamierino per la quale è indagato il dottor Ezio Zernar del Lic della Procura di Venezia.
La perizia fatta nei laboratori dei consulenti di Zornitta.
Nessuno lo vieta ma appare singolare che i tre periti gip abbiano fatto gli esami principali nei laboratori dei consulenti della parte lesa. Ma non solo. E questo appare maggiormente grave. Nessuno dei tre sapeva usare il Sem, il microscopio a scansione elettronica. L’analisi al Sem che consente ai periti del gip di sostenere che il lamierino è stato in origine tagliato con un cutter, la fa il professor Edoardo Bemporad. Titolare della cattedra di ingegneria all’Università «Roma 3», ma pure consulente della difesa di Elvo Zornitta. Del resto nessuno dei tre sa usare il Sem. Quindi l’analisi viene consegnata ai periti del Gip che per dimostrare la teoria del taglio col cutter si recano all’Esemir dell’ingegnere Paolo Battaini. Esperto di fama nazionale ma pure consulente del difensore di Zornitta.
Le misure sbagliate.
I periti quando misurano lo spessore del lamierino, pur avendo a disposizione il reperto, preferiscono usare le foto e un righello. Stabiliscono che la misura va da 0.27 a 0.28 millimetri. In sede di incidente probatorio a Trieste si era accertato, con misurazione diretta sul reperto, che il lamierino ha uno spessore di 0.37 millimetri. C’è quindi un errore dello 0.33%.
I lati manomessi e la guerra dei numeri.
Viene indicata dai periti anche la misura della manomissione sul lato «B» del lamierino, nella perizia gli esperti del gip scrivono che la manomissione ha comportato l’asportazione di materiale pari ad una quantità di materiale che va da 0.22 a 0.35 millimetri. Durante l’incidente probatorio hanno sostenuto in aula che questa misura è di 0.25 millimetri con un errore possibile nella misura di un decimo di millimetro. Nella sua perizia il professor Plebe per il gip di Trieste aveva stabilito che la misura era di 0,15 millimetri, mentre i Ris di Parma di 0,36. Prima o poi si saprà quanto manca. E se è possibile con una forbice da elettricista rifilare quella quantità di materiale. Singolare poi la conclusione sull’eventuale manomissione del lato «A». Qui dicono che pur vedendola non è calcolabile. Intanto la posizione del sospettato resta la stessa. Almeno secondo il procuratore capo di Trieste Nicola Maria Pace: «Nei suoi confronti restano elementi investigativi di varia natura raccolti nel corso delle indagini». Quanto alla presunta manomissione del reperto Pace ha osservato che «ammesso che vi sia stata, dato che il giudice non si è ancora pronunciato, appartiene più alla categoria del “pensiero” che a quella della fisica e della metrica. E’ tanto infinitesimale che farebbe pensare più a un atto casuale che non doloso».
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