Tsuroplis, mazzetta affidata all'assistente
L’accusa di Ugo Poletti al manager Ames: 20 mila euro consegnati, altri 20 mila promessi

Arrigo e Ugo Poletti
VENEZIA.
A «incastrare» il supermanager Statis Tsuroplis è stato Ugo Poletti, uno dei due fratelli proprietari del Calcio Venezia arrestati per bancarotta fraudolenta a Trento. Ha raccontato di aver consegnato di persona 20 mila euro alla collaboratrice del presidente di Ames.
E’ presumibile che proprio grazie alla sua collaborazione, che non ha riguardato solo il manager pubblico veneziano di origine greca, Ugo Poletti abbia ottenuto gli arresti domiciliari, mentre il fratello Arrigo che non avrebbe ancora imboccato la strada della collaborazione, si trova ancora nel carcere di Bolzano. E il pm di Venezia Federico Bressan, che la settimana scorsa ha ricevuto la documentazione delle indagini sulle vicende lagunari dai colleghi di Trento, partirà nei prossimi giorni per il capoluogo trentino per interrogare Ugo e Arrigo Poletti.
A iscrivere per corruzione Tsuroplis, naturalmente assieme ai due fratelli trentini, è stata la Procura di Trento, immediatamente dopo aver avuto conferma da Ugo delle intercettazioni telefoniche. La prima notizia, infatti, gli investigatori della Guardia di finanza su quella busta con 20 mila euro passata di mano, l’hanno avuta dai colloqui intercettati e registrati tra i due fratelli. Pur senza indicare precisamente nome e cognome avrebbero parlato di Ames, facendo riferimento al «Greco». Poi Ugo ha spiegato per filo e per segno quello che era accaduto.
Innanzitutto, ha confermato di aver consegnato personalmente all’infermiera, collaboratrice stretta di Tsuroplis, la busta con i primi ventimila euro. L’accordo tra le parti prevedeva che in tasca al manager dovessero finire altre 20 mila euro, racconta sempre Ugo Poletti, ma poi tutto è precipitato e il patto è saltato. E’ ancora una volta Ugo a spiegare che la loro situazione finanziaria non era florida - tanto che poi è fallita sia la «Aeroterminal Venezia spa» (società che gestiva i loro affari immobiliari), sia la Società sportiva Calcio Venezia - e la mancanza di liquidità aveva costretto i due a ricorrere ad un prestito per quei soldi: così hanno chiesto i 20 mila euro a Nadia Widmann, direttrice del loro albergo e addirittura inserita nell’estate dello scorso anno nel consiglio d’amministrazione della squadra arancioneroverde.
A Tsuroplis e ai due fratelli è contestato il reato di corruzione, quello previsto dall’articolo 318 del codice penale, il quale parla di corruzione per un atto d’ufficio e recita che «il pubblico ufficiale che per compiere un atto del suo ufficio riceve una retribuzione che non gli è dovuta o ne accetta la promessa, in denaro o in altra utilità, è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni». Dunque, avrebbe incassato 20 mila euro e altri 20 mila gli sarebbero stati promessi in qualità di presidente dell’azienda che gestisce farmacie comunali e mense scolastiche.
Quei soldi sarebbero dovuti servire ad accelerare la pratica in modo che l’accordo per gli uffici che Ames doveva acquisire nell’edificio del Tronchetto gestito dai Poletti venisse concluso in fretta, in modo da non far scattare penali, visto anche che le banche cominciavano a tagliare i fidi ai fratelli trentini, a causa della loro situazione finanziaria. Davvero un curioso destino quello di Tsuroplis se le accuse verranno confermate: avrebbe accettato soldi dai Poletti, acerrimi nemici di Enrico Marchi della Save, di cui il manager indagato è da anni strettissimo collaboratore. i Enrico Marchi della Save, di cui il manager indagato è da anni strettissimo collaboratore.
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