Truffa del finto sms, pensionato di Favaro si ritrova il conto svuotato di 15 mila euro
Garofolini: «Siamo sconcertati perchè grazie alla tecnologia, questi delinquenti riescono a contattare la vittima dal numero che vogliono, compresa la banca e il 113»

Non bastavano i messaggi fraudolenti e le telefonate dei sedicenti operatori. Ora la truffa del finto sms che da alcuni anni sta svuotando i conti di innumerevoli correntisti in tutta Italia si arricchisce di una nuova trappola capace di coinvolgere, in questo caso, la Polizia di Stato.
A rivelare il nuovo step ci pensa la storia di S.G., pensionato di Favaro che ha visto svanire dal proprio colpo circa 15 mila euro, un importo tutt’altro che irrilevante.
Secondo il racconto della vittima, che si è ora rivolta all’Adico ma che ha anche presentato denuncia ai carabinieri, il raggiro, ancora molto diffuso, si è concretizzato anche dopo la chiamata di un sedicente rappresentante della Polizia di Stato che ha contatto l’uomo con il classico 113 invitandolo a contattare il numero verde della propria banca, essendovi in atto una truffa.
Spiega Adico: «L’incipit della vicenda ricalca quello già raccontato più volte anche nel nostro sito. A metà gennaio il pensionato accede all’app del suo istituto, Che Banca, per verificare di aver ricevuto alcuni pagamenti».
«Poco dopo riceve una chiamata dal numero della banca stessa e inizia a interloquire con il truffatore che si presenta come operatore dell’ufficio antifrode.
Il furfante comunica alla “preda” designata che sono in corso verifiche nel suo conto essendo stata individuata un’operazione ritenuta sospetta, cioè la disposizione di un bonifico da 15 mila euro per un beneficiario sconosciuto alla vittima del raggiro.
E ancora: «Da lì, il lestofante indica alcune operazioni da eseguire per bloccare il pagamento, ricalcando passo dopo passo il modus operandi che caratterizza questa sofisticata truffa».
«La novità giunge invece qualche ora dopo, quando l’uomo è ancora in attesa che l’operazione vada a buon fine. Questa volta l’interlocutore chiama dal 39-113 e si presenta come Agente della Polizia di Stato».
Cosa vuole? Semplice. Consiglia all’uomo di chiamare il numero verde del proprio istituto perché è in corso una frode ai suoi danni. L’uomo si insospettisce e chiama la stessa Polizia che smentisce di averlo contattato.
Nel caos di una giornata frenetica, il primo falso operatore dell’antifrode si rifà di nuovo vivo, comunica che la truffa è ancora in corso e invita il pensionato di Favaro a procedere con alcune operazioni all’interno dell’app.
Questa volta, dopo aver seguito alcune indicazioni del truffatore, si rende conto che qualche cosa non va e chiude la conversazione. Ormai però è troppo tardi, dal suo conto sono spariti quasi 15 mila euro.
«Siamo sconcertati dalla nuova modalità utilizzata» commenta Carlo Garofolini, presidente di Adico -. «La truffa ora coinvolge anche falsi rappresentanti della Polizia di Stato e il problema è che, grazie alla tecnologia, questi delinquenti riescono a far apparire alla vittima il numero che vogliono. In questo caso, oltre a quello della banca anche il 113. Ci rendiamo conto che questa truffa è davvero difficile da individuare anche se ormai è in auge da almeno 4 anni. Come sempre, contestiamo la debolezza dei sistemi di sicurezza di questi istituti di credito che, pur conoscendo molto bene ormai le modalità del raggiro, non riescono a porne minimamente rimedio».
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