Truffa a banche e aziende Bruciata anche una ditta

Due arresti eseguiti da carabinieri e Finanza nel Padovano, sette indagati A fuoco una impresa di Bagnoli di Sopra per poter eliminare le prove
Bagnoli, (PD), 9 gennaio 2018. incendio doloso ditta EmmeV in via Sesta Strada. Nella foto: i CC chiudono l'azienda.
Bagnoli, (PD), 9 gennaio 2018. incendio doloso ditta EmmeV in via Sesta Strada. Nella foto: i CC chiudono l'azienda.

PADOVA

Una vita dedicata a truffe e giri opachi di denaro. Addirittura una “scelta di vita”, come la definisce il gip Mariella Fino nell’ordinanza di custodia cautelare che incornicia l’attività messa in piedi da Mauro Callegari, 60 anni, residente in via Serio a Padova e Maurizio Lucchesi, 68 anni, di Forlì. I due da una vita si barcamenano tra bancarotte e frodi all’Erario, al punto che sono riusciti ad affinare una tecnica davvero efficace. Rilevavano aziende inattive, modificavano i bilanci facendole sembrare floride e poi andavano in banca ad aprire linee di credito. Mutui che si sono rivelati a fondo perduto. Così facendo hanno racimolato oltre un milione e mezzo di euro. Soldi spariti. Messi in qualche deposito all’estero. I due sono stati arrestati nell’ambito dell’operazione congiunta tra Guardia di Finanza e Arma dei carabinieri. Per eliminare le prove del loro giochetto truffaldino sono arrivati persino a bruciare un’azienda a Bagnoli di Sopra.



La Banca Popolare di Vicenza ha concesso loro un prestito da 260 mila euro, il Monte dei Paschi di Siena 230 mila, la Popolare di Bari 260 mila, la Cassa di Risparmio di Forlì e della Romagna addirittura 350 mila euro, la Bcc di Piove di Sacco 200 mila. Si erano presentati ai funzionari degli istituti di credito a nome della Dany Lamp Floor Srl, azienda che hanno rivitalizzato truccando i bilanci e portandoli in Camera di Commercio. Cambiavano sede, redigevano progetti con curve di crescita interessanti. Per questo le banche aprivano i cordoni della borsa. Peccato che poi, un po’ alla volta, i soldi sparivano dai conti correnti. Non è stato restituito nemmeno un centesimo.



Gli investigatori avevano chiesto l’aggravante dell’associazione a delinquere, che non è stata accordata dal giudice. Anche se in questo gruppo di persone votate all’imbroglio c’erano ruoli ben precisi. Oltre ai due finiti in manette con l’accusa di truffa continuata e bancarotta fraudolenta ci sono anche altri sette indagati. I ruoli: Mauro Callegari, persona nota perché entrata nell’inchiesta della “cricca della logistica di Willy Zampieri, coordinava tutto insieme a Maurizio Lucchesi, ex bancario con precedenti penali per usura e bancarotta. Poi avevano una “squadra” di faccendieri come Giuseppe Baglioni di Roma, la polacca Renata Maria Dabrowska, Dario Desirò di Piove, Lisa Meneghin di Arzergrande, il moldavo Serghei Tulienev di Piove, l’inglese Reginald Anthony Walker di Cavarzere e poi lui, Giuseppe Cherobin di Oppeano (Verona).



Proprio Cherobin, il 9 gennaio scorso, davanti al cronista del mattino non si dava pace nel commentare l’incendio della sua ditta, la Emme V pavimenti di Bagnoli di Sopra: «Mai ricevuto minacce né intimidazioni, proprio non ce lo spieghiamo». —





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