Test di Medicina a Padova, la protesta: «Caos e poca chiarezza. Semestre filtro fallito»

Dopo le tre ore di prova, i 2.867 candidati all’accesso ai corsi di Medicina, Veterinaria e Odontoiatria raccontano disorganizzazione, ritardi e controlli insufficienti. Ecco com’è andata la giornata

Costanza Francesconi
Gli studenti all'uscita dall'esame
Gli studenti all'uscita dall'esame

Nemmeno il tempo di abbottonarsi la giacca, allo scadere delle tre ore d’esame, pochi secondi dopo le 14, i 2.867 aspiranti camici bianchi oggi, giovedì 20 novembre, hanno fatto capannello fuori dalle aule d’esame: spazi per la prima volta allestiti secondo le nuove modalità di accesso a Medicina e Chirurgia, Veterinaria, Odontoiatria.

Un groviglio di voci, di volti, di impressioni condivise o custodite nel silenzio di un tiro di sigaretta solitario. Fuori dall’Hub di Ingegneria – tra le sedi universitarie allestite per l’occasione – pochi visi soddisfatti o compiaciuti, molti abbracci e sguardi come affidati alla provvidenza, immediato il confronto ricercato dagli studenti sulle risposte reciprocamente date ai quesiti.

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«Il test non era ben formulato, né il programma delle lezioni, né i corsi di preparazione. L’università non ha saputo dare una struttura psicologica e formativa adeguata, con delle lezioni che potessero realmente aiutare noi studenti ad affrontare un esame di questo tipo», quella di Giada Guarino – 19 anni, di Lecce – è tra le voci più disilluse tra quelle raccolte “a caldo” fuori dall’università.

Il suo semestre filtro? «Caos e stress psicologico – dice avvolta in un piumino bianco – I professori non sapevano dove mettere le mani, l’aula dove avrei sostenuto la prova mi è stata comunicata, come agli altri candidati, solo due giorni prima dell’esame. Risultato? Ieri (mercoledì, ndr) ho preso un volo fino a Venezia, un autobus dall’aeroporto alla stazione ferroviaria, un treno fino a Padova, un altro bus per raggiungere l’hotel, a quaranta minuti dalla sede a cui ero stata assegnata perché, a furia di aspettare, ho prenotato lo stesso temendo di non trovare posto», racconta la studentessa pugliese.

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Disillusa dal sistema al punto di aver già un biglietto d’aereo per il prossimo e ultimo appello, il 10 dicembre, Guarino segnala: «Questa riforma voleva arrestare anche la speculazione attorno al test di medicina, eppure ho diversi amici che hanno pagato 3.400-3.500 euro per seguire corsi privati, sponsorizzati da realtà universitarie nemmeno così ignote», denuncia.

In breve, anche le chat di gruppo nate in questi mesi in tutta Italia hanno ripreso a trillare. Nel mirino pesanti accuse di irregolarità registrate in mattinata negli atenei: dalla segnalazione di foto delle prove fatte circolare mentre il test era in corso, nonostante usare il telefono fosse proibito, alla sorveglianza scarsa, in alcuni casi al punto da rendere facile copiare, anche platealmente. —

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