Teatro La Fenice, Colabianchi divide. Giuli: «Ne parleremo più avanti»
Tutti i dubbi sul possibile arrivo di Nicola Colabianchi alla guida del Teatro La Fenice, prendendo il posto di Fortunato Ortombina, già designato come sovrintendente della Scala di Milano.
Il ministro della cultura Alessandro Giuli, giovedì alla Camera per l’audizione in commissione cultura, ha risposto così a chi gli chiedeva conto della possibile nomina: «Se ne parlerà al momento opportuno».
I contratti dell’attuale sovrintendente del Teatro Lirico di Cagliari - fortemente voluto in laguna da Fratelli d’Italia e in particolare dal premier Giorgia Meloni - e di quello veneziano scadono più meno entrambi nello stesso periodo: il febbraio del 2025.
Ma già entro l’anno si attende la nomina del nuovo sovrintendente della Fenice, che sarà votato dal sindaco Luigi Brugnaro, presidente della fondazione e dagli altri membri del Consiglio di Indirizzo del Teatro, ma che deve essere poi firmata dal ministro della Cultura Alessandro Giuli.
Come avvenuto per la designazione di Ortombina alla Scala, la pressione ministeriale per la nomina di Colabianchi a Venezia ha perciò molte possibilità di andare a segno anche se sulla carta Brugnaro ha già dichiarato di avere anche altre candidature nella sua lista.
Le perplessità non riguardano solo l’indagine per truffa, abuso d’ufficio e falso che vede coinvolto Colabianchi dalla Procura di Cagliari - oggetto anche di un’interrogazione parlamentare depositata in questi giorni dalla deputata del Pd Rachele Scarpa e indirizzata allo stesso Giuli - ma proprio i risultati della gestione del sovrintendente al Lirico di Cagliari e in predicato di essere chiamato ora alla guida di un teatro in piena efficienza come è appunto la Fenice.
Da mesi Colabianchi è oggetto di pesanti contestazioni sindacali proprio per il suo operato. Già nel marzo scorso l'assemblea dei lavoratori del Teatro Lirico, convocata dai sindacati Fistel-Cisl, Usb e Libersind, aveva espresso «la propria sfiducia nell'attuale Direzione Aziendale del Teatro, ritenuta inadeguata al proprio ruolo».
E aveva chiesto «alle Istituzioni tutte di provvedere quanto prima a dotare la Fondazione di una nuova governance in grado di valorizzare le enormi potenzialità del Teatro».
Ci sarebbe anche un problema di disaffezione del pubblico, perché la prima della stagione lirica di Cagliari, pochi giorni fa, con l’«Adriana Lecouvreur» di Francesco Cilea avrebbe registrato larghi vuoti in sala rispetto a una Fenice che - come sappiamo - è abituata al tutto esaurito per le sue recite. Come Ortombina a Venezia, anche Colabianchi a Cagliari svolge il doppio ruolo di sovrintendente e direttore artistico.
In attesa dell’arrivo del nuovo sovrintendente, la Fenice si dibatte con i problemi del presente. Il più urgente è il possibile sciopero della prima della stagione lirica con l”Otello” di Verdi mercoledì 20 novembre, che è ancora in agenda da parte di Rsu (rappresentanze sindacali unitarie) e sindacati aziendali, dopo quelli che hanno già riguardato le prime della “Turandot” di Puccini e del dittico “La fabbrica illuminata – Erwatung “ di Nono e Schoenberg.
Martedì direzione del teatro e Rsu hanno firmato un verbale di possibile accordo sulle richieste sindacali, che dovrà però ora essere sottoposto al voto dell’assemblea dei dipendenti della Fenice. Che potrebbero accettarlo, revocando lo sciopero. Oppure rifiutarlo, proseguendo l’agitazione, se non lo troveranno soddisfacente.
La risposta solo tra pochi giorni dopo l’assemblea, ma uno sciopero in questo momento delicatissimo, sarebbe un danno non solo economico per la Fenice.
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