Striscione “Free Palestine” sulla Basilica di San Marco, il blitz degli attivisti

Un grande striscione con la scritta “Free Palestine” è stato esposto durante il pomeriggio di sabato 7 dicembre sulla facciata della Basilica di San Marco a Venezia: ecco cosa è successo

Eugenio Pendolini, Giacomo Costa
Lo striscione Free Palestine esposto alla Basilica di San Marco
Lo striscione Free Palestine esposto alla Basilica di San Marco

Lo striscione Free Palestine è comparso nel pomeriggio di sabato 7 dicembre sulla facciata della Basilica di San Marco.

L’iniziativa ha sorpreso veneziani e turisti in quel momento a passeggio nella Piazza.

Secondo le prime informazioni, lo striscione è stato esposto da attivisti e attiviste per la pace che da tempo danno vita a manifestazioni di solidarietà a favore del popolo palestinese per chiedere lo stop alla violenza e ai bombardamenti da parte dell'esercito israeliano.

Il blitz degli attivisti

Subito dopo essere stato esposto dalla terrazza, lo striscione è stato immediatamente rimosso dai guardiani della Basilica. Non prima, però, di essere accolto con un applauso da parte di chi ha assistito alla scena dalla Piazza.

L'iniziativa di solidarietà nei confronti della Palestina porta la firma dell'associazione "Donne contro il genocidio del popolo palestinese, contro tutte le guerre, per la giustizia e i diritti per tutte e tutti".

Questo il messaggio di accompagnamento all'iniziativa compiuta in piazza San Marco con l'obiettivo di dare la maggior visibilità possibile, in Italia e nel mondo, ad un messaggio di solidarietà verso il popolo palestinese: "Siamo un gruppo spontaneo di donne. Ci unisce l'indignazione per le immani sofferenze inferte alla popolazione palestinese dal Governo e dall'esercito israeliano sostenuti e foraggiati da molti governi occidentali tra cui quello italiano. Per queste colpevoli connivenze - sono state distrutte sistematicamente migliaia di case, scuole, ospedali, centri culturali - sono state uccise in modo atroce migliaia di persone inermi, tra cui molte donne, bambine e bambini - decine di migliaia di persone, ferite e mutilate, sono state condannate a sofferenze atroci per il resto della loro vita -sono stati ostacolati e impediti gli interventi umanitari condannando a morte per fame, sete e mancanza di cure mediche un numero enorme di bambine, bambini, donne e uomini. La nostra protesta è volta a sensibilizzare e a condividere l'indignazione per l'atroce genocidio in atto sotto i nostri occhi e per le sue conseguenze gravissime anche per le generazioni future in termini di aumento dell'odio e difficoltà a costruire dialogo e convivenza civile tra i popoli. Le forme di protesta che scegliamo sono rigorosamente non violente".

Tutti volti noti alla Digos

La protesta, pur spettacolare, è stata tanto rapida da non richiedere neppure l'intervento delle forze dell'ordine, che comunque hanno seguito - e ricostruito - l'accaduto anche grazie alle tantissime telecamere comunali che insistono sulla piazza e sulla facciata della basilica, in particolare.

Gli attivisti che hanno srotolato il loro messaggio sul camminamento superiore di San Marco risulterebbero tutti volti ben noti alla Digos lagunare, che ha potuto identificare ciascun partecipante, confermandone l'appartenenza all'associazione pacifista: i manifestanti, che hanno agito senza procurare danni e senza imporsi con la violenza - ma anche senza usare frasi infamanti o aggressive - non rischierebbero quindi la contestazione di reati gravi, fatto salvo solo quanto previsto all'articolo 18 del Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza, che punisce lo svolgimento di manifestazioni non autorizzate; la norma prevede, per i soli promotori del blitz, l'arresto fino a sei mesi e un ammenda da 103 a 413 euro.

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