Storia di un autodromo dove al posto delle F.1 corrono solo gli stipendi

Ecco il progetto della Motorcity veneta che dovrebbe essere realizzato nei Comuni veronesi di Trevenzuolo e Vigasio
Ecco il progetto della Motorcity veneta che dovrebbe essere realizzato nei Comuni veronesi di Trevenzuolo e Vigasio
 
VENEZIA.
Hanno provato a venderlo agli Emirati Arabi, ai cinesi, a chissà quanti fondi d'investimento, perfino a Gheddafi. E non è stata la guerra in Libia a mandare a monte l'affare. L'autodrono del Veneto, nato per far correre le monoposto di F.1, sta facendo correre solo gli stipendi dei consiglieri. L'ultimo arrivato nel Cda è Roberto Bissoli, l'indimenticabile Rambo dei tempi della Dc.
 Poi passato all'Udc, poi al Pdl e oggi referente nel Veneto del neo-ministro all'agricoltura Saverio Romano. Bissoli è stato nominato il 20 aprile scorso, assieme a Martino Dall'Oca, veronese come lui, presidente uscente della società, che si chiama come l'obiettivo da raggiungere: Autodromo del Veneto spa. Ma da 10 anni l'obiettivo si vede solo nel sito www.autodromodelveneto.it. Un sito che ha solo la home page (!), dove campeggia una maestosa vista dell'autodromo, con le gradinate e perfino le silhouettes degli spettatori che guardano le piste deserte. Il disegnatore ha dimenticato le macchine, cioè il soggetto di tutto l'ambaradan: che abbia avuto delle premonizioni?  
Il socio pubblico.
In Autodromo del Veneto spa, Bissoli e Dall'Oca rappresentano Veneto Sviluppo, finanziaria della Regione titolare del 27% della società. Il 13 aprile il socio pubblico si sveglia. In VI commissione si tiene un'audizione che semina perplessità tra i consiglieri. Sembrano la bella addormentata nel bosco: ops, da 10 anni qualcuno sta cercando di mettere in piedi un'operazione faraonica ad alto rischio imprenditoriale e finanziario con i soldi della Regione? L'audizione era chiesta da Gustavo Franchetto, consigliere di Idv: «Su una rivista di motori - spiega - avevo letto che la giunta regionale avrebbe stanziato per l'autodromo 780 milioni a fronte di 720 dei privati. Non potevo crederci».  
Notizia fasulla.
Infatti non corrisponde: l'operazione resta da un miliardo e mezzo ma la Regione non metterà un centesimo. La garanzia viene data in aula dall'assessore Roberto Ciambetti, durante la discussione sul bilancio. Può tirare un respiro di sollievo Franchetto, ma resta da chiarire un punto: «Com'è possibile realizzare un intervento esteso su 460 ettari, con una pista automobilistica di 5 chilometri, un parco divertimenti stile Gardaland, un centro commerciale che sarà il più grande d'Europa, 3 alberghi con 1000 stanze, un parco scientifico tecnologico che finirà per essere l'ennesima zona industriale, senza che la programmazione regionale ci metta il naso?».  
I proponenti.
Il 13 aprile arrivano in commissione a dare spiegazioni il presidente della spa Dall'Oca con il progettista Stefano Montanari, i sindaci di Trevenzuolo Osvaldo Zoccatelli e di Vigasio Daniela Contri, Comuni sui quali sorgerà l'autodromo, già battezzato MotorCity (come mai viene in mente Veneto City?). Ma più che spiegazioni sono intimazioni: «La società ha speso 100 milioni per acquistare i terreni», fa sapere Dall'Oca. «I progetti esecutivi sono già autorizzati, compreso l'ok della commissione Via regionale - dice Montanari - i cantieri sono pronti a partire per essere completati entro il 2015». Morale: impossibile ormai fermare la macchina che si è messa in moto (!).  
I commissari.
Usciti i proponenti, i commissari si confrontano. Tutti sono perplessi meno Dario Bond, che sarà anche capogruppo del Pdl, ma non ha licenza di uccidere come James. Non sono convinti Carlo Alberto Tesserin, Andrea Causin, Pietrangelo Pettenò, Roberto Fasoli, Franco Bonfante. Problematico Nereo Laroni: «Ero entrato prevenuto, ma l'esposizione dell'architetto mi ha fatto ricredere. La parte commerciale è specifica, legata ai motori, revocarla adesso in corso d'opera ci esporrebbe giuridicamente ad un'azione di rivalsa dalla società».  
Auto o botteghe?
«Non è così - obietta Bonfante - nessuna azione di rivalsa è possibile contro il legislatore. Ci mancherebbe, non si farebbero più leggi! Qui sostengono che l'autodromo non si regge senza il centro commerciale. Ne consegue che non è un autodromo, ma un centro commerciale, chiamiamolo con il suo nome. Peraltro un centro di 190.000 metri quadrati, quando tutti i centri commerciali esistenti in provincia di Verona messi insieme fanno un totale di 160.000. Questa misura assurda è stata possibile grazie ad una leggina votata di notte, alla scadenza della legislatura nel 2005. Una di quelle norme incomprensibili: al comma tal dei tali invece di "nei" si scriva "ai". A verbale di quella seduta risulta che Mauro Tosi di Rc chiese al presidente Enrico Cavaliere cosa voleva dire. Cavaliere rispose: è una modifica tecnica. Tutti votarono senza sapere, esclusi ovviamente i promotori della furbata. La norma precedente dava la possibilità di derogare "nei limiti della programmazione" e grazie alla modifica divenne "derogare ai limiti della programmazione". Cioè libertà assoluta». Bonfante ha presentato un progetto di legge perché il centro commerciale venga ricompreso nella programmazione regionale: si annuncia la madre di tutte le battaglie.  
Squadra corse.
E' strano ma nessuno si chieda chi correrà nell'Autodromo del Veneto. Pare che sia una domanda cretina. Perché la risposta è nessuno. «Non c'è nessuna possibilità che si facciano gare di F.1 - dice Bonfante -. Correrebbero solo le auto in prova».

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