Si era impiccato per gioco: morto Alex

Il piccolo Alex Ferrarese non è sopravvissuto ai lunghi minuti trascorsi col collo stretto da una corda, tragico epilogo di un gioco condotto in casa. Il tredicenne era rimasto impigliato dieci giorni fa in una corda di canapa appesa all’abbaino della mansarda della villetta in via Garda a San Domenico, frazione di Selvazzano (Padova), dove abitava con la mamma Lucia Bernardi e il papà Paolo Ferrarese. I genitori erano al piano terra della casa e sono accorsi subito per liberarlo. Immediatamente era stato lanciato l’allarme ed erano arrivati i sanitari del 118, che avevano praticato al ragazzino i primi soccorsi. Trasportato d’urgenza al reparto di terapia intensiva dell’ospedale di Padova, il tredicenne è rimasto in coma fino alla tarda serata di lunedì. Papà e mamma, pur nella disperazione, hanno deciso di donare gli organi di Alex e si sono chiusi in un riservato e doloroso silenzio. Attorno a loro si sono stretti i parenti. Allo strazio si è aggiunto anche il fatto che nello stesso giorno in cui avveniva l’incidente, la nonna di Alex è caduta fratturandosi il femore ed è stata ricoverata anche lei in ospedale. Il marito, Giampietro Bernardi, nonno del ragazzino, è tornato solo per pochi minuti ieri mattina nella sua abitazione, che dista poche decine di metri dalla villetta del nipote. I familiari più stretti hanno fatto la spola con l’abitazione dei coniugi Ferrarese. Papà Paolo lavora da anni come esperto di impianti termosanitari e di riscaldamento. Ha gestito assieme al fratello Stefano l’azienda di famiglia a Vicenza, ma poi ha proseguito da solo nella sua professione. Nella località di San Domenico la notizia della morte del tredicenne è rimbalzata sin dal primo mattino, sconvolgendo le famiglie dei vicini e dei compagni di classe, rimasti fino all'ultimo aggrappati a un filo di speranza. Il pensiero di tutti è andato subito alla mamma Lucia, impegnata nell’attività di volontariato in parrocchia, dove tiene corsi di catechismo e dedica il suo tempo libero al coro. Tutta la famiglia infatti è assai devota e riservata. Nel bar di fronte alla chiesa parrocchiale in molti commentano con tono sommesso quanto successo, ipotizzando che possa essersi trattato di una tragica fatalità dovuta forse a un gesto brusco mentre il ragazzino stava giocando o era intento ad allenandosi in quella che era per lui la nuova passione: l’arrampicata sportiva. Si era infatti da poco iscritto a un corso in una palestra di roccia all’impianto polifunzionale Brentella a Padova e tra poco tempo avrebbe iniziato a frequentare la vicina struttura dell’Oasi 2000. Il suo istruttore, la guida alpina Marco Spazzini ricorda Alex come un giovane pieno di entusiasmo, un ragazzo dai capelli scuri e ondulati, che era arrivato in palestra assieme a due suoi inseparabili amici, condividendo con loro le stesse attitudini e la voglia di fare nuove esperienze. Alex era un ragazzo solare, educato e cordiale, era amato dagli amici e dai compagni di scuola della media “Cesarotti”, dove frequentava la classe terza. Partecipava in modo molto assiduo anche alle attività del gruppo scout di Tencarola, con il quale aveva da poco trascorso un periodo felice in un campo estivo ad Auronzo di Cadore, in provincia di Belluno. Il nonno materno ha cercato ieri le foto del giovane nel computer di casa, mentre papà Paolo faceva altrettanto in quello del figlio. «Sembra quasi impossibile, ma di recenti non ne abbiamo fatte molte» ha affermato Bernardi «In ogni caso il ricordo più bello è quello racchiuso nel nostro cuore». Il funerale del ragazzo sarà celebrato entro la settimana, ma non è ancora stato fissato. Nella chiesa di San Domenico molte mamme si sono raccolte in preghiera per ricordare il loro giovane parrocchiano che non sarà più presente nelle funzioni domenicali e nelle attività sportive e ricreative della frazione.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia